Alba tra i monti ridenti

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E’ difficile spiegare cosa una notte passata in sella può trasmettere. Quali emozioni possano scaturire ritrovandosi a pedalare allo spuntar del sole. Sembra esserci un’atmosfera magica, un silenzio quasi innaturale che amplifica quei pochi rumori che si odono. Si ha l’impressione di pedalare in un’altra dimensione: varcare il confine tra realtà e sogno, senza capire bene dove inizia uno e finisce l’altro.

Poi c’è la stanchezza, gli occhi che si chiudono, la voglia di sprofondare in un letto caldo, ma credo che questo non sia altro che il prezzo da pagare per ritrovarsi in prima fila quando tutto prende vita.

Di notti in sella ne ho passate diverse e ogni volta è una scoperta, un’emozione nuova. Claudia invece non ha mai pedalato di notte e sono contento prenda di buon grado la mia folle idea di salire sul Mottarone di notte. Già, perché quella montagna, magnificamente incastonata tra il lago d’Orta e quello Maggiore, immagino possa regalare degli scorci spettacolari all’alba. E all’alba noi vogliamo essere lassù.

Se anche tu stai pensando che “sarebbe bello passare una notte in sella salendo su una montagna per ammirare l’alba“, sappi che lo è, ma allo stesso tempo dovrai mettere in conto una notte in bianco, delle luci adeguate (in questa pagina ho dedicato un paragrafo proprio alle luci) e bretelle o giubbino riflettente per te. Meglio farsi vedere di notte, non credi?

Smarcato l’aspetto attrezzature, torniamo a noi. Dicevamo: in cima al Mottarone all’alba. Studiamo con cura il percorso, di modo da evitare le strade più trafficate o pericolose e, poco dopo le 23, sotto una coperta scura ricamata di stelle, ci avviamo da casa. Un buon punto di partenza, se voleste provare lo stesso giro è il Binda Bici Bar di Nosate: ha un parcheggio dove poter lasciare la macchina, la ciclabile che va verso il lago Maggiore passa proprio di lì e al ritorno potrete fare colazione al bar! La stazione dei treni più vicina è invece Turbigo (non molto servita) o, accorciando un po’ il percorso (Sesto Calende). Ad ogni modo: noi arriviamo al Binda Bici Bar dopo 14km e da lì imbocchiamo la ciclabile che corre silenziosa nel buio, costeggiando i canali, verso Sesto Calende. La diga di Tornavento, illuminata a giorno, è un vero spettacolo!

040819_3Sesto Calende si materializza davanti a noi dopo 40Km (26 partendo da Nosate) e la troviamo ancora viva e pimpante, nonostante l’ora tarda, con ragazzi assiepati fuori dai locali e coppiette che passeggiano spensierate. In fondo è un sabato sera di agosto!

Per passare Sesto bisogna forzatamente percorrere il ponte sul Ticino, ma per non restare troppo sulla trafficata SS33, alla seconda rotonda prendiamo a sinistra ritrovandoci sulla buia e deserta SP30.
In leggera e costante ascesa raggiungiamo Oleggio Castello prima e Montrigiasco poi, fino a imboccare la strada dell’Alto Vergante in corrispondenza di Ghevio. L’asfalto continua poco a poco a salire, fino ai 580m di Vezzo, poco distante da Gignese.
Nonostante sia una notte di mezza estate, l’aria è frizzante, tanto da farci tenere su manicotti e smanicato a dispetto dell’ascesa.
Oscurità e silenzio si confondono tra loro, solcati solo dalle nostre luci solitarie. La salita, che dal lato verbano si sviluppa per gran parte in un fitto bosco di abeti e conifere, ci da subito il benvenuto con un primo tratto ripido che raggiunge punte del 13%. Alla frazione di Alpino (780m di altitudine e 60km da Nosate) possiamo rifiatare con un tratto poco impegnativo. Ci attendono in successione altre 2 rampe decise, quasi stessimo salendo i gradini di una scalinata: la prima ci porta al Camping 7 camini (843m), la seconda al casello deserto dove le auto pagano il pedaggio (905m). Arriviamo così in un tratto di leggera discesa, per poi riprendere gradualmente a salire fino a raggiungere i 1000m di altitudine. Qui ha fine la “salita intermittente” e ha inizio l’ultimo impegnativo tratto di ascesa che non concede respiro. Dopo 3,5Km di salita decisa, a quota 1356m, troviamo il bivio con la strada che sale da Armeno, in corrispondenza del quale la fitta vegetazione lascia il passo a una splendida vista sull’intera vallata. Manca un solo, impegnativo km, ma improvvisamente ci fermiamo. Buio e silenzio vengono infranti da una moltitudine di luci e rombi di motore. A nostra insaputa, infatti, incrociamo un raduno notturno di motociclisti che si erano dati appuntamento sulla vetta per poi proseguire nel loro giro.

Ripartiamo appena passato il corteo di moto e con le ultime affannose pedalate, raggiungiamo la cima a quota 1455m. Grazie al raduno, troviamo il bar-rifugio aperto, così ne approfittiamo per due caffè e due fette di torta come spuntino notturno. I gestori appena ci vedono strabuzzano gli occhi:
“Ok i motociclisti, ma voi cosa ci fate qui? Chi ve lo fa fare?”
“Volevamo vedere l’alba sul Mottarone”

Una risposta semplice, ma altrettanto disarmante, difficile forse da comprendere. I loro sguardi perplessi ce lo confermano. Sono ormai le 4 passate, il bar chiude i battenti per qualche ora e noi ci accomodiamo appena fuori in attesa che rischiari. La stanchezza si fa sentire sulle nostre palpebre, ma improvvisamente notiamo sopraggiungere altri due ciclisti impegnati nella Super Randonnée Prealipina. Ci salutiamo e poi ognuno per la sua strada: noi verso casa, loro verso Piancavallo; proprio mentre il cielo si infiamma sopra i nostri caschetti. L’aria fresca ci risveglia e lo spettacolo che si accende davanti ai nostri occhi ci riempie l’anima di colori.

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Raggiungiamo Armeno e Ameno, due paesi in sequenza che sembrano più un gioco di parole; prima di arrivare a Borgomanero dove urge una sosta colazione. Il sole è ormai alto nel cielo e notiamo gli sguardi attoniti dei ciclisti che incontriamo in senso opposto al nostro e che ci vedono coperti come se arrivassimo dalla Siberia, mentre loro sono in pantaloncini e maglietta. Ma come spiegare che siamo in giro da tutta la notte e abbiamo appena affrontato una fredda discesa di una quindicina di km? Facciamo finta di niente e proseguiamo, come quando ti accorgi dopo 3 ore di avere il maglione al contrario e ti comporti come se la cosa fosse stata fatta di proposito.

Alla fine il caldo prende il sopravvento anche su di noi, che ci adeguiamo all’abbigliamento estivo stipando i vestiti nei nostri zainetti. Le vigne di Suno e Mezzomerico, ci accompagnano al ponte di Oleggio, subito dopo il quale è possibile riprendere la ciclabile che conduce a Nosate. Noi invece, con gli occhi sempre più sottili e stanchi, proseguiamo verso casa, dove arriviamo dopo 149Km. Se aveste scelto Nosate come punto di partenza e arrivo, i Km sarebbero stati circa 130.

Tutti sono ormai svegli: chi già per strada verso la messa della domenica, chi già ai fornelli per il pranzo. Noi invece ci raggomitoliamo sotto le lenzuola, con gli occhi che si chiudono come un sipario su un’infinita notte magica.

Il percorso
Altimetria Mottarone