Rando Galetti – 400 Km

270419_5Sono passate 2 settimane dal 300 di Madonna del Sasso e, visti i tempi ristretti, mi ritrovo già a dovermi cimentare nel 400. Scelgo la rando Carlo Galetti, che è anche 3a prova del quadrifoglio (4 prove site in Lombardia che, se concluse, staccheranno il biglietto per Parigi). Dopo essermi trovato a imbiancare casa sia prima del 200 che del 300, lo prendo un po’ come rito scaramantico, così mi ritrovo sabato mattina, più o meno volontariamente, a verniciare il garage.

Nel primo pomeriggio carico la bici in auto e parto in direzione Corsico (MI), dove alle 19.00 prenderà il via la randonnée. Arrivo con un’ora abbondante di anticipo, così da potermi preparare in tutta calma, ambientarmi e mangiare qualcosa. Opto per montare sulla bici la sola borsa anteriore e indossare già il necessario per la notte visto che di lì a poche ore imbrunirà. L’incontro con Ausilia, Roberto, Oliviero, Jean-Francois e il suo gruppo di Equilibrio Urbano stempera la tensione. I racconti delle rando passate, aneddoti e crisi epocali riempiono i minuti che ci separano dal via.

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Alle 19 è tempo però di stringere gli scarpini, mettersi in coda per il timbro e partire. Pochi minuti dopo siamo già per strada, in fila indiana, verso Gaggiano. I ragazzi di Equilibrio Urbano menano come cavalli imbizzarriti e io mi rendo subito conto che, a quel ritmo, faticherei a portare a termine la prova. Così, dopo soli 20km, raggiunta la ciclabile che porta a Bereguardo, decido di staccarmi dal gruppetto lanciato a cannone e proseguire del mio passo, mentre il sole dorato e l’aria fresca della sera mi accarezzano le braccia.
Oltrepassato il Ticino, di tanto in tanto incontro altri randagi, mentre il buio avvolge ogni cosa e un vento freddo soffia sempre più prepotente dritto sulla faccia. L’aria si fa sempre più insistente, così mi accodo a due ragazzi che vanno del mio passo. Senza parlarci, ci diamo cambi regolari e proseguiamo insieme fino alle porte di Alessandria (Km 90). Loro optano per una sosta, mentre io preferisco proseguire, così le nostre strade si dividono. Mi ritrovo da solo, nell’oscurità, a fronteggiare le prime colline piemontesi che, dopo 132 Km, mi permettono di raggiungere il controllo di Carpeneto. E’ notte fonda, un pugno di gradi avvolgono la mia anima e quella degli altri randagi. Al controllo ritrovo Jean-Francois con le mani ibernate: “Non pensavo facesse così freddo e non mi sono portato i guanti“. Poveretto. Vorrei aiutarlo, ma ho con me un solo paio di guanti lunghi (quelli corti non li uso). Riparte pochi minuti prima di me, ma sono abbastanza per ritrovarmi di nuovo con la sola oscurità come compagna di viaggio, mentre la strada dopo aver lambito Acqui Terme, sale poco alla volta verso Sassello. In un rettilineo poco prima del paese, sento un rumore sinistro lungo l’asfalto che interrompe il silenzio. Accendo la luce frontale sul caschetto e vedo un tasso spaventato fuggire all’impazzata e nascondersi tra i cespugli. Emozione pura. Come un brigante pedalo tra i sogni e improvvisamente ho la sensazione di sentirmi parte di quel buio, di sentirmi più vicino alla natura, di essere uno di quegli animali selvatici che nella notte si sente al sicuro.

A Giovo Ligure (Km 188) la salita si esaurisce a poco più di 500m di altitudine e una gelida discesa mi conduce a Varazze, in riva a un mare nero come la pece. Percorro l’aurelia, mentre il cielo comincia impercettibilmente ad accendersi. La notte insonne si fa sentire sugli occhi stanchi, ma alle porte di Genova, corrono in mio soccorso una panetteria/pasticceria e un bar che aprono di buon’ora. Due pezzi di crostata e un caffè doppio, sono il mio bottino. Al tavolino del bar noto altri due randagi. Guardo meglio: sono Jean-Francois e Jean-Marc! Ripartiamo insieme, ma appena inizia l’ascesa verso il passo del Turchino (Km 225), ognuno prende il proprio ritmo e ci perdiamo di vista. Sulle rampe che portano ai 532m del passo, mentre il sole si leva nel cielo, mi imbatto nei podisti che, in senso inverso al mio, stanno correndo la Milano – Sanremo. Ci salutiamo reciprocamente e reciprocamente pensiamo che l’altro sia folle!
Di nuovo discesa, lungo la quale i due Jean (Francois e Marc) mi raggiungono e mi sverniciano a velocità doppia. Giusto che ognuno prosegua del suo passo. Tengo comunque un buon ritmo e, intorno alle 9, raggiungo il controllo di Gavi (Km 280).

Riparto dopo pochi minuti, pervaso dalle buone sensazioni che sento, mentre i saliscendi dell’oltrepo si alternano sotto le ruote. Tra le varie colline mi attendono due salite più impegnative delle altre: Garbagna (Km 304) e Ca’ del Borgo (Km 321). Nel mezzo, forse non contento degli oltre 3000m di salita che segna il mio garmin, decido di sbagliare strada a causa di un’auto parcheggiata sopra una freccia disegnata sull’asfalto e aggiungere una rampa spaccagambe di 2km alla mia prova. “Possibile che abbiano inserito questa rampa di garage nel percorso???“. Mi rispondo da solo appena vedo il cartello “Strada senza uscita“. Giro la bici e torno sui miei passi.

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Di lì a poco però le colline si esauriscono e lasciano spazio alla pianura. Penso che se troverò di nuovo il vento di ieri, questa volta sarà a favore e mi condurrà all’arrivo in un amen. Il vento lo ritrovo, più forte del giorno prima, ma in senso esattamente opposto, quindi nuovamente contrario. E’ un’autentica tortura, dopo oltre 300km e una nottata insonne passata in sella.
A far sparire però la mia sofferenza ci pensa Claudia, che mi viene incontro a 50km dall’arrivo. Appena la vedo sorrido e penso che, ora, potrei pedalare per altri 400Km. “Sono venuta a prenderti, altrimenti tu andresti avanti anche dopo il traguardo”.
Sotto un sole limpido, pedaliamo insieme come in uno dei nostri giri domenicali e la fatica viene soffiata via dal vento contrario. Raggiungiamo e superiamo diversi randagi sfiniti che arrancano sui pedali, ma i km all’arrivo non sono molti e si esauriscono in poche gocce di sudore.

Così anche il 400 va in archivio, portato a termine con sensazioni decisamente migliori del 300. Per staccare il biglietto per Parigi manca ora un ultimo brevetto.

Il mio percorso

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