Randonnée Tre Valli

DISTANZA:
192Km
DISLIVELLO:
2200m D+
PARTENZA / ARRIVO:
Nerviano (MI)
Percorso ad anello con un tratto comune.
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SALITE AFFRONTATE:
Passo Sant’Antonio – 635m
Villaggio Olandese – 470m
Bosco Valtravaglia – 368m
DIFFICOLTA’:
35
PANORAMA:
35

DESCRIZIONE / RACCONTO:
E’ una sensazione strana trovarsi a percorrere una randonnée sulle strade “di casa”. Parti pensando che non scoprirai nulla di nuovo, perché quegli asfalti li hai calcati per mesi, ma, chilometro dopo chilometro, ti accorgi di nuovi particolari, nuovi scorci, nuove pendenze. Ti rendi conto quanto i panorami, che a volte non vedi perché ormai pensi di conoscerli, cambino di continuo a seconda della stagione e del momento. A seconda anche del tuo stato d’animo.

La partenza è fissata a Nerviano (MI) presso il pistino del Centro Avviamento al Ciclismo: un giro, si ritira il pacco gara, si inquadra il codice QR e via, si parte.
Con tre ore a disposizione per la partenza, Claudia e io ci avviamo verso le 8, mentre diversi amici di pedale sono già sul percorso.
I primi chilometri sono una sorta di riscaldamento e collegamento: l’asfalto è in leggera e pedalabile salita, mentre il tracciato saluta la provincia di Milano e si inoltra verso la Valle Olona. Passato Solbiate Arno, si entra nel cuore della randonnée con le colline del varesotto a darci il benvenuto e il tracciato che si trasforma in un vero e proprio encefalogramma.
A Casale Litta, dopo una breve salita e 45Km, è posto il primo punto di controllo. Ci arriviamo mentre il cielo sembra finalmente aprirsi lasciando filtrare qualche timido raggio di sole. Scesi dalle sette curve, il percorso lambisce i laghi di Varese e Monate, riservando però poche, sporadiche, viste. Discorso diverso è per il lago Maggiore, che si affianca e si lascia ammirare da Ispra a Laveno , regalando appaganti e incantevoli scorci.
Come detto, a Laveno Mombello lo salutiamo e, dopo la sosta d’obbligo presso la pasticceria di Cittiglio come nei classici giri domenicali, ci inoltriamo in Valcuvia. Poche pedalate e prendiamo a sinistra dove iniziamo a salire verso Arcumeggia prima e il Passo Sant’Antonio (635m) poi. La strada sale regolare tra ampi tornanti lontani dal traffico e viste sulla vallata sottostante che fanno capolino all’improvviso quando la vegetazione si dirada. Arrampicandoci lungo le pendici raggiungiamo diversi amici, tra i quali Cinzia e Tiziano. E’ una bella sensazione incontrarli dopo mesi sulle “nostre” strade, con i ricordi che galoppano a ritroso alla Parigi – Brest – Parigi e al Giro del Lago di Garda.
Presso il paese dipinto è posto il secondo check point di giornata, dopo 88Km.
La discesa è tecnica e tortuosa e, nuovamente in vista del lago, devia a destra e riprende inesorabilmente a salire. A dispetto della prima ascesa però, l’asfalto che arriva a sfiorare Villaggio Olandese, è una strada velenosa con rampe che, in più punti, raggiungono abbondantemente la doppia cifra. Scorgiamo appena sopra i nostri caschetti le caratteristiche case dell’abitato, mentre affannati raggiungiamo i 470m dello scollinamento.

Non c’è pace perché, esaurita rapidamente la discesa, ecco presentarsi una nuova, logorante, arrampicata che da Grantola, con ramponi solitari che raggiungono il 18%, porta ai 370m di Bosco Valtravaglia dove è posto il terzo controllo di giornata dopo 112Km. L’inesistente traffico ci permette di zigzagare tranquillamente.
Un gruppo di ciclisti prova a farsi coraggio:
«Da qui in poi salite non ce ne sono più».
Ci spiace frantumare i loro magri sogni, così Claudia e io rimaniamo in silenzio e ci avviamo in discesa consapevoli che rimarranno presto delusi.

Eccoci in Valganna, dove imbocchiamo l’omonima ciclabile che, in un primo momento, ci tiene sollevati rispetto al lago di Lugano. Qui ci complichiamo un po’ la vita col percorso, sbagliando strada e direzione col risultato di allungarlo di un paio di chilometri.
Fiancheggiamo il lago fino a Porto Ceresio, ma, complice il meteo che va offuscandosi e il vento che lo increspa, non ha il suo caratteristico colore azzurro.

Lo strappo della cavallina è autenticamente da domare, con quel drittone imbizzarrito al 15%. Noi, ancora in preda a una sorta di smarrimento confusionale, decidiamo di farla ben due volte, convinti di aver sbagliato strada.
A Viggiù servirebbero i famosi pompieri del posto per raffreddare le gambe dopo l’ennesimo strappo.

La salita denominata come “le 7 curve della Valmorea” è invece una piacevole scoperta: sale regolare in quello che è più simile a un cavatappi, con i suoi 8 tornanti raggruppati in un amen.

Raggiunta la Pinetina, dobbiamo affrontare le ultime, acide, rampe per raggiungere Appiano Gentile, dove è posto l’ultimo controllo di giornata al Km 164. Ora si che anche noi possiamo dire che le salite sono finite.
La dolce planata verso Nerviano e funestata però dal vento che soffia per lo più lateralmente. La strada è luccicante per un imprevisto scoscio di pioggia che, non sappiamo bene come, riusciamo fortunatamente a evitare, mentre immaginiamo che per tanti altri davanti a noi non sarà stato così. Le ultime pedalate sono spensierate, con i biondi campi di colza e il cielo tenebroso e minaccioso sullo sfondo.

Concludiamo così il terzo 200 consecutivo nelle ultime 3 settimane dopo 9 ore e 40’. Il dente avvelenato di Claudia esce proprio negli ultimi metri, quando quatta quatta supera un intero e annebbiato gruppo di una decina di ciclisti e si precipita ad inquadrare l’ultimo QR code prima di tutti. Non serve neanche il fotofinish!

FOTO: