Ovada in Randonnée – 200 km

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Dopo la Parigi – Brest – Parigi non ho smesso di pedalare, ma ho continuato con Claudia a macinare chilometri e salite, spinti dalla volontà di scoprire nuovi posti, o condividerli insieme. Nonostante ciò, dalla manifestazione francese di agosto, non ho più preso parte a randonnée ufficiali. Per diversi randagi che conosco, la PBP è stata anche la chiusura della stagione 2019, perché, per via delle qualifiche, la Parigi – Brest inizia almeno 6 mesi prima. Assorbe un sacco di tempo, di energie, fisiche e mentali. Una volta conclusa, è difficile trovare nuovi stimoli immediatamente. Personalmente, non ho avvertito questa sensazione, ma più semplicemente non c’è stata più occasione di prendere parte a qualche evento, almeno fino a inizio ottobre quando si presenta l’opportunità di fare una randonnée io e Claudia, insieme. La società organizzatrice è la sua squadra, quindi quale occasione migliore di conoscere compagni di squadra, scoprire nuovi posti e pedalare insieme?

Siamo a Ovada (AL) già dal sabato sera dove, formalizzate le iscrizioni, ci troviamo a cena con Franco, Rosanna e Francesca. Nientepopodimenoche: Campione Italiano ARI 2019, Campionessa Italiana ARI 2019, 2018 , 2016 e Campionessa Italiana ARI 2017, vicecampionessa Italiana ARI 2019. Tradotto, per chi non conosce bene questo strano mondo, è come se due attori di film indipendenti si trovassero allo stesso tavolo con Al Pacino, Michelle Pfeiffer e Julia Roberts! Un onore! Ma la cosa bella di Franco, Rosanna e Francesca è che nonostante siano tra i migliori randonneurs del nostro paese, non si danno la minima aria. Ci sentiamo a nostro agio con loro e la serata scorre via piacevolissimamente.

La sveglia domenica mattina suona alle 6.00. Il tempo di prepararci, fare colazione e siamo in coda alla partenza. Il cielo è sereno, ma l’aria è fresca e il profumo d’autunno è tangibile dalla quantità di vestiti che indossiamo. Soprattutto Claudia, che ama particolarmente il freddo, sfoggia la collezione ‘palombaro 2019 – inverno’. A scaldarci però ci pensa subito il percorso che, appena lasciato Ovada, ci fa subito salire tra i vigneti del dolcetto nel loro massimo splendore. Il sapore d’autunno viene rimpiazzato da quello di mosto, di uva, di vino. Io e Claudia ci impieghiamo un po’ a trovare un ritmo comune, ma è normale: è la nostra prima randonnée insieme dopo oltre un anno. Il tracciato non aiuta perché è un continuo cambio di ritmo e di pendenze, di discesa e salita. La prima parte è un percorso che ricorda terribilmente la PBP con le sue colline a ripetizione e, senza superare i 400m di altitudine, accumuliamo ben oltre i 1000m di dislivello. E’ il tratto paesaggisticamente più bello, ma anche il più duro perché con i continui strappi, i km passano lentamente e si ha la sensazione di non arrivare mai a metà percorso.

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Nei pressi di Trisobbio il percorso, ottimamente frecciato, si divide: a sinistra per chi fa il 100, a destra per il 200. Prendiamo a destra e, lasciato alle spalle Cremolino, uno dei pochi tratti di pianura ci permette finalmente di trovare un’andatura che vada bene per entrambi. Raggiungiamo così il secondo controllo, a Visone, dopo 113Km. Rifocillati, ripartiamo e la strada inizia gradualmente a salire, alternando tratti duri ad altri pedalabili. C’è da dire che un paio di rampe al 13% ci rimangono ben impresse! Raggiungiamo i 773m del Bric Berton, porta d’accesso per la Liguria, dopo 140km.

La strada scende per pochi chilometri, prima di riprendere ad arrampicarsi nuovamente oltre i 700m, così come ci aveva preannunciato Franco la sera prima a tavola. Una nuova discesa, l’ennesima, per raggiungere San Pietro d’Orba dove ci attende l’ultimo controllo e ristoro. Facciamo razzia di un numero indefinito di fette di torta, pane e nutella.
Abbiamo ormai percorso 152Km, la faccia di Claudia è sempre più stanca e lo sguardo sempre più basso. Il percorso è duro, lo so, ma le dico che deve stringere i denti perché ci manca solo una salita ormai: il Faiallo. Da lì in poi è fatta.
Sono poco credibile perché il Faiallo, con i suoi 1061m, è anche il punto più alto del percorso e, ad aggravare la mia posizione, c’è il fatto che l’abbiamo già percorso 20 giorni prima dal versante opposto, quindi, salvo che non abbia subito un reset della memoria ultimamente, dubito se ne sia dimenticata. In più è una donna, si ricorda anche il paio di calzini che indossava per fare la Colma di Arola il primo dell’anno, figurarsi il Faiallo di 20 giorni prima!
Mi sento come Pinocchio al cospetto della fatina e nonostante il timore di essere tramutato in asino ragliante, provo a incoraggiarla perché so bene che è una combattente e so anche che ce la farà. Non mi sbaglio, perché dopo 12km di salita arriviamo finalmente al passo. La splendida vista che si può godere dalla cima è offuscata dalla foschia e dalla luce che va lentamente verso l’imbrunire, ma l’ambiente attorno: selvaggio e aggrappato alla montagna, merita comunque.
160919_13Le salite sono finite, almeno su questo non mentivo, così ci copriamo e ci avventuriamo in discesa. Passiamo la galleria del Turchino e velocemente planiamo verso Ovada, che raggiungiamo dopo 202Km e 3250m di dislivello. Francesca, Rosanna e Franco sono arrivati un’ora prima e sfortunatamente non riusciamo a salutarli, ma non mancheranno altre occasioni. In compenso incontro l’amico Giorgio Murari, un artista randagio.
Il cielo si fa scuro e dietro di noi arrivano gli ultimi, sparuti, avventurieri. Facciamo una foto ricordo insieme al traguardo, mentre gli amici della Uà Cycling Team iniziano a smontare striscioni e transenne. E’ stato un 200 duro, uno dei più difficili fatti, con pochissima pianura e infiniti cambi di ritmo. Guardo Claudia, nonostante gli occhi stanchi finalmente sorride anche lei, giustamente soddisfatta e improvvisamente tutta la stanchezza che sento evapora, liberandosi nell’aria d’autunno.061019_12

Il percorso
Altimetria Bric Berton
Altimetria Faiallo