Il raduno della Nazionale ARI 2023

240623_1

DISTANZA:
361Km (io)
211Km (Claudia)
DISLIVELLO:
4.250m D+
2.000m D+
PARTENZA / ARRIVO:
Parabiago (MI)
Vedi mappa 400
Vedi mappa 200

SALITE AFFRONTATE:
– Passo San Bernardino (2065m)
– Passo dello Spluga (21115m)

Sabato 24 giugno il centro sportivo Venegoni Marazzini di Parabiago diventa il fulcro del mondo Randonnée a livello Italiano. E’ infatti in programma il raduno della nuova Nazionale Italiana Randonneurs che proprio nel 2023 prende forma per i prossimi 4 anni (per chi fosse interessato a questo LINK trovate come si entra a far parte della Nazionale Italiana Randonneurs).
In un anno non semplice, Claudia e io avevamo accantonato, unitamente alla Parigi – Brest – Parigi, l’idea di entrare a far parte della Nazionale e invece eccoci qui pronti a vestire orgogliosamente la divisa azzurra per altri 4 anni.

Vivendo non distanti da Parabiago, ci è sembrato più che mai doveroso offrire la nostra disponibilità per dare una mano ad ARI e alla ASD Libero Ferrario, co-organizzatori dell’evento.

Sabato mattina il sole sorge presto. Neanche il tempo di entrare al centro sportivo, che ci ritroviamo ad allestire gli stand, organizzare i tavoli per ricevere le persone, provare la sala dove si terrà l’assemblea dei soci, posizionare i roll-up e tanto, tanto altro…
240623_7
Ci sono ancora diverse ore prima che inizino ad arrivare le persone. Il clima è disteso e collaborativo: dove c’è bisogno una mano, ci si aiuta, quasi fossimo amici di vecchia data. In realtà, nella maggior parte dei casi, ci vediamo per la prima volta. Ognuno segue il proprio compito e, quasi per magia, tutto prende forma con un tempismo perfetto.

E’ bello vedere le persone sorridenti arrivare alla spicciolata, vecchi e nuovi amici con gli occhi luccicanti nel ritirare la maglia della Nazionale, randonneurs scattare orgogliosamente una foto davanti al tabellone con i nomi di tutti i membri azzurri. Stupiti, ci rendiamo conto che tutto sembra funzionare al meglio.

Claudia e io ci promettiamo di scattare una foto insieme, con le rispettive maglie azzurre, prima di spostarci in piazza per la foto di gruppo. Inizialmente rimandiamo l’appuntamento, dato che lei è intenta a “estorcere denaro” per le prenotazioni del pranzo/cena e io ad assistere Mino con le slide dell’assemblea.
Il tempo scorre velocemente e, messo qualcosa sotto i denti, non ci resta che indossare le maglie e spostarci in piazza a Parabiago.
Rimandiamo la foto insieme a fine randonnée. Già, perché in tutto questo vortice di preparativi, non abbiamo voluto rinunciare a pedalare. Però, al fine di essere più presenti possibili a livello organizzativo, io opto per il 400 che parte il sabato pomeriggio, Claudia per il 200 che prenderà il via la domenica mattina.
240623_27
Una macchia azzurra prende posizione sulla scalinata della chiesa di Parabiago. La memoria corre a ritroso, a quattro anni fa, a Scarperia del Mugello quando, emozionato e timoroso, ricevetti la mia prima maglia della Nazionale.
Sono passati quattro anni e migliaia di chilometri da allora, ma l’emozione è ancora identica. Si materializza sulla pelle alle parole di Mino: “Visti da qui, siete bellissimi“.
Già perché, come scrissi allora, ‘Ci sono maglie e maglie….

Smaniosi e orgogliosi, sotto un sole torrido, alle 15 prendiamo il via. Il popolo azzurro si mette in marcia. Il primo punto di controllo è posizionato a Maccagno, dopo 78km, ma vuoi per il percorso in leggera discesa e il vento leggermente a favore, molti arrivano prima dell’orario di apertura. Giustamente, al fine di evitare polemiche, Barbara, Claudia e Claudio che nel frattempo hanno raggiunto il primo check point, attendono l’orario di apertura per iniziare a timbrare. La gente si accoda come in posta il lunedì mattina, così svesto i panni da ciclista e do una mano con le timbrature. Da controllato a controllore è un attimo! Potrei apporre da solo il mio timbro, ma non mi sento pronto, così chiedo a Claudia di registrarmi. E forse è ancora più strano dell’autotimbratura 😀

Ripartito, il percorso supera a Zenna la dogana per inoltrarsi in Svizzera. A Bellinzona i percorsi si dividono: il 600 prende verso il Passo del San Gottardo per poi raggiungere Zurigo in memoria di Libero Ferrario, mentre il 400 imbocca l’infinita e logorante ascesa che porta al Passo di San Bernardino.
Il tracciato ci tiene ben distanti dalla strada principale, facendoci pedalare sulla vicina ciclabile dalle pendenze a dir poco ostiche. Mi ricorda vagamente la strada del Moncenisio passando da Novalesa. E non è un bel ricordo.
Durante l’ascesa vengo raggiunto da Fabio, con il quale ho condiviso negli anni diversa strada. Procediamo insieme per diversi chilometri, ma continuo a sudare a dismisura. A ogni fontana riempio la borraccia e, nonostante le temperature scendano drasticamente, io continuo a emanare calore stile calorifero in ghisa. Avviso Fabio che ho bisogno di fermarmi, ma gli dico anche di andare avanti e non aspettarmi. Percependo il mio momento di difficoltà, mi risponde che mi attenderà in cima.

Sono avvolto dal buio, socchiudo gli occhi, poggio i gomiti sul manubrio, sento il sudore colare copioso sulla fronte. Mi chiedo se sia il caso di andare avanti. Un respiro profondo, raccolgo i pensieri felici, quelli ai quali mi aggrappo nei momenti di difficoltà, aggancio lo scarpino e riparto.
Ci sono 5 gradi, ma a me sembrano molti di più. Ad attendermi al controllo trovo Alessandro, della ASD Libero Ferrario e Mino. Le stesse facce che, gira e rigira, vedo da questa mattina. Sorridiamo reciprocamente, nel ritrovarci, in vesti diverse, solo poche ore dopo esserci salutati.
E’ ormai mezzanotte e Claudia mi avvisa di essere arrivata a casa ora, di aver svuotato la macchina dall’immondizia residua dal controllo e di averla ancora carica di roba da lasciare domani a Parabiago.
Al ristoro ritrovo anche Fabio, Daniele e Alessandro, con i quali avevo percorso la Milano – Genova – Torino – Milano. Ripartiamo insieme. Ai 2065m del passo mancano poche pedalate. 
240623_33
Ci copriamo per affrontare la fredda discesa e, in un tratto scorrevole poco prima di Spluga, il sonno mi bracca le palpebre. Daniele, percependo la mia discutibile andatura e traiettoria, mi chiama a gran voce, svegliandomi dal torpore. Gli devo un immenso GRAZIE, credo che diversamente non sarei rimasto in piedi.
Salendo verso il passo, ritrovo una buona andatura e anche il sonno sembra ormai un lontano ricordo. In cima ci attendono ancora i miseri 5°.

Ci gettiamo in discesa, l’asfalto scorre veloce sotto le ruote e, dopo 223Km, raggiungiamo il controllo di Campodolcino, dove ci attende un pezzo di pizza e coca cola nel cuore della notte. Daniele e Alessandro optano per sdraiarsi qualche ora, mentre io e Fabio, dopo una mezz’oretta di relax e un caffè, decidiamo di proseguire, così da lasciarci alle spalle il lago di Como prima che venga preso d’assalto dalle auto.

Al controllo di Menaggio, dopo 283Km dove ci attende Marina, tiriamo dritto, ma ci rendiamo subito conto di essere andati troppo avanti e facciamo dietro front.
Il sole è ormai alto e caldo nel cielo. Salutando il lago di Como incrociamo le ruote dei duecentisti che procedono in senso opposto al nostro. Spero di scorgere Claudia, ma a dir la verità non so neanche se sia partita dopo la lunga giornata di ieri.

L’infinita e afosa pianura ci scorta fino al traguardo, che raggiungiamo in tarda mattinata.

Una doccia, una pasta, un pisolino di un’ora ed eccomi pronto per sedermi al controllo finale. Attenderò i quattrocentisti che devono ancora raggiungere il traguardo, i duecentisti tra i quali Claudia che mi ha avvisato essere partita nonostante la stanchezza e i seicentisti che arriveranno tra la sera e la notte.
E’ una strana sensazione ritrovarmi “dal lato oscuro della luna”, ma vedere le cose dal lato opposto mi permette di comprendere tante dinamiche che spesso non si notano.

Accolgo con un sorriso Daniele e Alessandro e tutti coloro che giungono al traguardo. Al mio fianco si alternano svariate persone, tutte simpatiche e piacevolissime, così le ore scorrono veloci senza quasi accorgermene.
Claudia e Irene sono le ultime duecentiste a giungere al traguardo. Tra la strada bloccata causa incidente e il caldo, per loro è stato un vero calvario. Questa volta sono io a registrare il nome di Claudia, invertendo le parti di Maccagno. Sfinita, si avvia verso casa dopo cena, mentre io decido di fermarmi finché riuscirò a tenere gli occhi aperti, visto che il giorno seguente sarò a casa dal lavoro. Ovviamente, solo dopo averla salutata, mi ricordo di non aver fatto la famosa foto davanti al tabellone. Forse è un monito per dirci che dovremo ritagliarci altre occasioni.

Al nuovo calar della sera Barbara, dopo i controlli di Maccagno,  Baar e qualche ora di meritato riposo, mi raggiunge ‘alla console’. Mino e Alessandro, dopo i controlli del San Bernardino e Coira, sono dispersi da qualche parte tra le Alpi, i laghi e il traffico della domenica sera. Il problema è che sul loro furgone ci sono le borse dei bag drop dei quattrocentisti e seicentisti, che nel mentre stanno iniziando ad arrivare. Quando parcheggiano il furgone al centro sportivo, sembrano più Frazier e Foreman reduci da 15 riprese leggendarie talmente gli occhi sono gonfi. Li cacciamo a dormire a forza, assicurando che il controllo è presidiato da me e Barbara.

Inevitabilmente, dopo quasi 48 ore sveglio e 360Km sui pedali, il sonno ha rapidamente la meglio. E’ così che nel cuore della notte, mentre la voce di Barbara, sempre più lontana, riepiloga i finisher del 200, mi addormento improvvisamente, smettendo di ascoltarla.
La scena si ripete poco dopo: vedo arrivare un seicentista lo accolgo con un “Complimenti, ben arrivato” peccato solo ci impieghi troppo tempo (20 secondi credo) per scendere di sella e consegnarmi il cartellino. Mi addormento, ma pazientemente e incredulo attende il mio risveglio.
Al sorgere di un nuovo giorno, Mino e Alessandro riemergono dalle tenebre dopo scampoli di sonno. Non riesco più a tenere gli occhi aperti. Vorrei attendere che arrivino tutti, ma non sono più in condizione. Pedalo alla vicina stazione e salgo sul treno delle 6.30. Non mi siedo o rischierei di addormentarmi e risvegliarmi, di nuovo, in Svizzera.

Il letto di casa è il meritato premio dopo due giorni a dir poco sfiancanti, ma che ricorderemo sempre con orgoglio e soddisfazione. Le rispettive randonnée hanno un valore marginale, il valore aggiunto è stato renderci utili per la causa e aver provato a regalare un’emozione a tutti i partecipanti.
240623_16

FOTO: