Consonno: il paese fantasma

Consonno3Ho passato i primi mesi dell’anno pedalando in lungo e in largo nella pianura racchiusa tra Milano e Pavia e, un po’ per vedere posti nuovi e un po’ per capire se è realizzabile un’idea che ho in testa, ho deciso di misurarmi sulle salite, dove sofferenza e sudore si fondono e dove la testa a volte ti scoppia senza riuscire a pensare a niente.

Non so di preciso dove avessi letto di Consonno, ma quando ho scoperto che si trovava in cima a una salita, ho colto la bici al balzo.

Consonno è, o meglio era, un piccolo borgo del lecchese a 800 m d’altitudine, nel comune di Olginate. Negli anni ’60 un imprenditore ne acquistò l’intero tenimento. Tutto il borgo venne raso al suolo con l’intento di costruirci una città dei balocchi. Una sorta di “Las Vegas Brianzola”. Il progetto fallì miseramente e quello che ne rimane oggi è un paese fantasma. Per maggiori informazioni sulla storia passata, presente e futura del borgo, vi rimando a questo interessante link.

E’ il 1 maggio, festa dei lavoratori e io parto di buon’ora. Raggiungo Milano pressochè deserta dopo 16 km pedalati in spensieratezza lungo la ciclabile Milano – Pavia. E’ una bella giornata: il sole splende alto nel cielo e lentamente asciuga l’asfalto umido per via delle piogge dei giorni scorsi.
Consonno1Arrivo alla Stazione di Porta Garibaldi, dove parte il mio treno con destinazione Calolziocorte. In stazione rimango in contemplazione di diversi murales. Decido di immortalare la mia bici davanti a un paio di questi.

Dopo circa un’ora il treno giunge a destinazione e, scaricata la bici, mi metto in marcia. Superato il ponte sul lago, giungo in pochi minuti a Olginate e, imboccata la via Belvedere, inizio la salita verso il paese fantasma. Le pendenze son da subito decise: fino a Consonno sono circa 5 km di salita e i primi 3 sono costanti sopra il 10% di pendenza, con punte al 16/17%. Ricordo in particolare un tornante che fa letteralmente impressione. Vado su del mio passo, mantenendo il respiro costante. La strada lentamente si immerge nella quiete del bosco e, sorpassata la sbarra che blocca l’acccesso alle auto (nell’occasione aperta ma altrimenti aggirabile in bici), il manto stradale si fa migliore.
Salendo si incontrano i cartelli metallici ormai arrugginiti del fallimentare progetto: “Consonno è il paese più piccolo ma più bello del mondo” o “A Consonno è sempre festa” o ancora “Qui Consonno tutto è meraviglioso“.
Consonno2All’ingresso del paese la strada spiana. L’asfalto si fa dissestato e la prima costruzione in rovina mi da il benvenuto. Passato sotto l’arco il paesaggio si fa quasi lunare, inquietante e misterioso. Tutto è rimasto lì, lentamente logorato dal tempo. Tutto senza vita.
Qualcuno come me fa visita al paese fantasma, inoltrandosi nella struttura. Inquieto mi limito a lambirne i confini prima di risalire in sella e proseguire. Passo davanti alla chiesa e mi lascio Consonno alle spalle, disturbato dalle facce dei mostri dipinti sulle facciate degli edifici. La strada, dopo il tratto pianeggiante, riprende a salire ancora per pochi chilometri, prima di tuffarsi in una ripida discesa. E’ una discesa tecnica, in particolare nella prima parte, anche per via delle precarie condizioni dell’asfalto.
La strada mi conduce a Villa Vergano e, raggiunta la provinciale SP51, mi dirigo a passo svelto verso Monza.
Lambisco il parco, prima di raggiungere Sesto San Giovanni, Milano e rincasare sempre attraverso la ciclabile Milano – Pavia percorsa già la mattina.

In tutto percorro 93 km (mappa), ma volendo si può optare tranquillamente per riprendere il treno o a Calolziocorte scendendo dallo stesso versante della salita anzichè da Villa Vergano (in tal caso potrebbe essere anche una camminata anzichè un giro in bici), oppure scendere da Villa Vergano e pedalare sino a Usmate Velate dove è possibile riprendere il treno.
La SP51, soprattutto in settimana ma anche nei week end, è trafficata quindi è bene evitarla se non avete voglia di pedalare con le auto accanto.
Un’ultima opzione (adottabile all’andata o al ritorno) è quella di scendere dallo stesso versante dal quale si sale e prendere (o arrivare tramite) il percorso ciclabile che unisce Cassano d’Adda con Lecco. A Cassano d’Adda è poi possibile imboccare la ciclabile della Martesana che porta sino a Milano.

La visita di Cononno non saprei come definirla se non inquietante, almeno questa è la principale sensazione che mi ha pervaso. Sicuramente è una destinazione unica e particolare che merita di essere visitata. La salita è dura, ma non infinita… C’è da soffrire, ma non a lungo! (Qui i dettagli della salita).