Città Murate

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DISTANZA:
222Km
DISLIVELLO:
1300m D+
PARTENZA / ARRIVO:
Bovolenta (PD)
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SALITE AFFRONTATE:
– San Giovanni in Monte (400m)
– La Rosina (270m)

PolliceSu
– Idea del percorso molto molto bella. Punto base dal quale ripartire
– Massima disponibilità degli organizzatori ad accompagnare Claudia in stazione
PolliceGiu
– Punto di controllo di Montagnana spostato in corsa al paese successivo senza che nessuno lo sapesse
– Sempre a Montagnana la traccia si inoltra inutilmente nel centro del paese dove è presente il mercato, rendendo poco agevole il passaggio in bici
– Un solo punto di ristoro in 220Km e con una giornata prossima ai 40° non è sufficiente
– Passare da Marostica e non transitare dalla piazza degli scacchi
– I lunghi tratti sterrati anche no
– Un controllo era posizionato fuori dalla traccia. Solo un partecipante lo ha trovato
– La traccia andrebbe almeno provata
– Gli ultimi 20Km non offrono spunti d’interesse. Andrebbe valutata, a nostro modo di vedere, la possibilità di accorciare il percorso
VALUTAZIONE COMPLESSIVA
2

E’ un caldo week end di metà giugno e davanti a me e Claudia si aprono 2 strade: partecipare all’ennesima randonnée di questo 2022 in Oltrepò, o puntare a qualcosa di diverso. Affascinati dal percorso e dalle zone che conosciamo poco, decidiamo di prendere l’ennesimo treno e raggiungere Padova, in Veneto, per prendere parte alla Randonnée delle Città Murate. Raggiungiamo la città nel pomeriggio di sabato e, dopo una pedalata di una 15ina di chilometri, raggiungiamo il bell’agriturismo Villa Greggio di Casalserugo, a 7Km dal punto di partenza.

Domenica mattina, nonostante stia ancora albeggiando, i gestori della struttura ci servono la colazione. Oltre a me e Claudia scopriamo che sono presenti anche il Campione Italiano ARI 2021 Gennaro Laudando, il capitano della Nazionale Giuseppe Leone e il “Freddy Mercury Normanno” Salvatore D’Aiello. Ci avviamo in loro compagnia verso Bovolenta, sospinti da un’aria stranamente fresca, viste le temperature desertiche delle ultime settimane.
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Alle 7, in compagnia di una cinquantina di ciclisti, prendiamo il via percorrendo strade secondarie e orfane di traffico che, nel giro di una 20ina di km, ci portano a Monselice, prima delle città murate. Una manciata di pedalate, qualche rampa velenosa ed eccoci ad Arquà Petrarca, caratteristico paese arroccato che ospitò il poeta per diversi anni. Qui è posto il primo controllo, dopo 27Km.

Segue a breve distanza le splendida cittadina di Este e, poco dopo, Montagnana, dove, sulla carta, dovrebbe esserci un nuovo punto di controllo e l’unico ristoro di giornata. La traccia ci porta inutilmente avanti e indietro per i viottoli del paese che, per quanto caratteristico, ci fa racimolare una buona dose di insulti dalle persone a piedi che popolano il mercato. Chiediamo umilmente perdono e torniamo sui nostri passi, ma del controllo non c’è alcuna traccia. Ci imbattiamo in un gruppo di ciclisti locali che ci ragguagliano circa il fatto che il controllo è stato spostato al paese successivo. Restiamo alquanto allibiti, mentre il sole prende a rosolarci a dovere.
Raggiungiamo finalmente il controllo/ristoro, posto sul bordo di un’anonima strada. La situazione sembra un po’ surreale in quanto con un percorso tanto caratteristico, possibile non ci fosse un luogo più comodo e interessante?

Ripartiamo prendendo verso nord e, dopo una decina di chilometri, l’asfalto prende ad arrampicarsi sui colli Berici, raggiungendo il suo culmine a San Giovanni in Monte a quota 400m. Paesaggisticamente è un tratto molto bucolico e rilassante, ma ce lo lasciamo alle spalle e ci inoltriamo verso la città di Vicenza. A Tormeno (Km 92) una brusca svolta a sinistra segna l’inizio di un violento quanto inutile e sadico strappo spaccagambe che diversi ciclisti optano per percorrere a piedi. Quelli che rimangono in sella non lesinano invece imprecazioni.  Raggiungiamo finalmente Vicenza e anche qui, il fatto di non aver almeno provato la traccia, si traduce in una svolta vietata e pericolosa a sinistra che ci avrebbe mandato dapprima su un marciapiede e poi su uno sterrato in discesa. 

La pianura si sussegue calda e indifferente sotto le ruote finché non raggiungiamo Marostica: uno dei pezzi forti del tracciato, ma con estrema delusione il percorso ci fa evitare la famosa piazza degli scacchi, prendendo indifferente verso la salita della Rosina.
L’arrivo a Bassano del Grappa ci ripaga invece pienamente, con lo splendido passaggio sul Ponte degli Alpini. Vista la mancanza di ristori, ne approfittiamo per una sosta a base di focaccia da gustare sul famoso ponte.
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Il clima si fa torrido e l’asfalto all’orizzonte tremolante come nei migliori film western. Sudiamo copiosamente e siamo costretti a fare diverse soste per trovare un po’ d’acqua. In questo senso la mancanza di un secondo ristoro (anche solo a base di liquidi o frutta) si fa sentire. Presso Cittadella, altra città fortificata che incontriamo al Km 155, è posto un nuovo punto di controllo che però fatichiamo a trovare perché è affisso dall’altro lato della piazza rispetto al passaggio dei ciclisti.
Il giro delle mura di Castelfranco Veneto (Km 166) è un’altra finezza che apprezziamo, ma da qui in poi il percorso ci mette in seria difficoltà: la traccia alterna lunghi e afosi stradoni a un’improvvisata e sterrata ciclabile che ci spazientisce non poco in quanto in diversi tratti è al limite della percorribilità. Il controllo di Camposanpiero (Km 180) non lo vediamo proprio, così come la città murata, nonostante abbiamo ripercorso inutilmente il tratto dove avremmo dovuto trovarlo. Scopriremo poi infatti che il controllo è posto nel centro del paese, peccato che il tracciato non ci passi e, non essendo propriamente del posto, non potevamo immaginarlo. Stessa sorte tocca al 99% dei partecipanti.

Spazientiti, stanchi e roventi giungiamo al traguardo, dopo 220Km e, a causa del gran caldo, Claudia accusa il colpo prendendo un colorito degno del fantasma Casper. Sente la testa girare, lo stomaco chiudersi e le ultime forze svanire tra i raggi infuocati del sole. In questo caso non possiamo che ringraziare gli organizzatori che si rendono da subito disponibili ad accompagnarla in stazione a Padova, con tanto di ricca schiscetta al seguito. Ci separiamo: io riparto in bici con mille pensieri che si accavallano nella testa, lei a bordo di un auto. Tiro un sospiro di sollievo quando ci ritroviamo in stazione con un colorito sul suo viso decisamente più roseo.

Come abbiamo avuto modo di scrivere sui social e di dire direttamente agli organizzatori, speriamo che le nostre critiche non vengano prese come deliberate, ma come qualcosa di costruttivo. Il percorso è molto bello e affascinante (magari escludendo l’ultima parte e fatta in una stagione meno calda vista la tanta pianura) e, a nostro avviso, ha un ottimo potenziale. Andrebbe però sistemata per bene la traccia, in modo da valorizzare ancora di più i luoghi e organizzata meglio. In fondo era la prima edizione,  non può che migliorare!

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