#WestCape – Le tappe (3a parte)

22 giugno: Portomarin – Santiago de Compostela

 

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Km: 96
Km totali: 2328
Mappa e altimetria
Descrizione: Indipendentemente dai motivi che ti hanno spinto a intraprendere il Cammino Di Santiago, l’arrivo a Santiago de Compostela ha qualcosa di magico. Vuoi per la giornata uggiosa, fredda da manicotti, nebbiosa novembrina e a tratti piovosa. Ma vuoi soprattutto perchè capisci di essere arrivato. Nel mio caso non è l’epilogo di #WestCape, non è la degna conclusione di un viaggio, ma è comunque la fine di un gran bel capitolo di un romanzo scritto con fatica e sudore su pagine d’asfalto. Negli occhi delle persone leggi la soddisfazione, la felicità, l’orgoglio. Quando arrivi nella piazza davanti alla cattedrale, ognuno si ferma, si prende il suo tempo. Quello necessario per rendersi conto di avercela fatta. Emozioni, vibrazioni, tutte condensate in un unico posto. Io non son stato da meno: bici sdraiata e io seduto per terra a mangiare una mela. Sorridendo.
Stessa cosa per Roger, seduto poco distante. Ci guardiamo, non parliamo e sorridiamo inconsapevolmente. Ci alziamo solo per andare a ritirare la compostela: la pergamena che certifica il fatto che hai completato il cammino, o nel caso della bicicletta che hai percorso in sella almeno gli ultimi 200km.
La prima parte di giornata è scorsa via veloce, scandita da qualche salita nella prima parte sulla LU-633 (Hospital de la Cruz – 680m) e da qualche goccia di pioggia intermittente. Una volta imboccata la N-547 a catturare la mia attenzione sono stati solo i km che mancavano per raggiungere la meta.
La sera nel nuovissimo e bellissimo “Ostello Compostela” vedo dipinto sul muro l’intero cammino. Ripercorro le tappe con la memoria… Io e Roger ci guardiamo e il sorriso fa nuovamente capolino sui nostri volti.

Domani la mia strada e quella di Roger prenderanno direzioni diverse, com’è giusto che sia, ma è stato bello condividere questi giorni senza alcun minimo contrasto. Mi era già capitato di viaggiare con compagni occasionali e alla fine avevo sempre preferito continuare da solo. Questa volta, per la prima volta, non è stato così. Grazie dunque Roger, compagno silenzioso, ombra adrenalinica, fido scudiero per 3 giorni e mezzo. Un incrocio tra Sancho Panza e Superman! Bonne Route!

23 giugno: Santiago de Compostela – Covas

 

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Km: 139
Km totali: 2467
Mappa e altimetria
Descrizione: Si: sarei potuto andare a Finisterre. Per molti è una consuetudine una volta arrivati a Santiago di Compostela. Sarei stato in riva all’oceano e alquanto a ovest con il mio #WestCape.
Ma un viaggio, almeno per me, deve avere non solo una fine, ma anche un suo fine… E poi forse le ruote della mia bici mi possono portare ancora più a ovest.
Sono così ripartito stamane, augurando gli ultimi “buen camino” agli ultimi pellegrini incrociati sul meno noto Cammino Portoghese che si conclude sempre a Compostela. Un tripudio di fiori e profumi, palme e peonie a farmi compagnia. A metà giornata è ricomparso anche il sole dopo 2 giorni di latitanza per farmi cambiare idea, ma ormai era tardi.
Ho raggiunto Tui, terra di confine dal sapore malinconico e illegale. Ho passato il ponte sul fiume Miño e sono giunto in Portogallo, che mi ha accolto coi suoi boschi verdi odorosi di pino, con le sue salite, col suo asfalto molliccio.
Sono così arrivato sino a Covas dopo 138km, minuscola località nascosta tra le colline, a un pugno di km da Ponte de Lima.
E ora che sia “boa sorte”.

24 giugno: Covas – Esmoriz

 

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Km: 151
Km totali: 2618
Mappa e altimetria
Descrizione: Saluto Covas con la sua aria fresca, i suoi boschi e le sue salite che mi fanno compagnia sin dai primi colpi di pedale. Arrivo a Barcelos, variopinta cittadina col suo gallo (simbolo della nazione lusitana), coi suoi stendardi dedicati ai santi dei vari quartieri, col suo pittoresco centro.
Lasciare Barcelos non é semplice. Non per questioni nostalgiche, ma perchè dopo 2 giri a vuoto prendo una strada diversa da quella che avevo in mente allungando la mia giornata di 10km, ma per lo meno evito strade trafficate passando da Vila Nova de Formalicao.
Se lasciarmi alle spalle Barcelos è un mezzo incubo, entrare a Porto è un incubo tutto intero: strade a 3 corsie e auto che mi passano sotto il sellino. Arrivo a pensare che se avessi preso il treno a Vila Nova e avessi attraversato così Porto, forse non avrei fatto male. Probabilmente sarei dovuto andare in riva all’oceano e seguire la costa dell’Atlantico prima e del Douro poi.
Raggiunto Porto, mi fermo un po’ nel suo caratteristico centro, preoccupato per come sarà uscire dalla città.
Alla fine decido di farlo nel modo più ignorante: punto la bussola a sud-ovest, attraverso il fiume che separa la città e seguo la rotta prefissata.
Il mio metodo artigianale risulta efficace, tanto da evitare traffico e preoccupazioni.
Arrivo a Esmoriz dopo 151km e l’impatto con l’oceano è semplicemente fantastico. Abbastanza da farmi dimenticare le fatiche e il traffico di giornata
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25 giugno: Esmoriz – Pedrogao

 

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Km: 153
Km totali: 2771
Mappa e altimetria
Descrizione: Aria fresca (quasi fredda) e manto grigio a coprire il cielo. Si alternano con regolarità gocce di pioggia e spicchi di sole. Seguo il corso del fiume/lago (non ho capito cosa fosse) che si getta nell’oceano in prossimità della città di Aveiro, tra pescatori e squadre di ciclisti che mi salutano, mi superano e mi incoraggiano (credo). A Torreira ho due podsibilità: cambiare strada e circumpedalare l’estuario raggiungendo Aveiro, oppure proseguire sino a Sao Jacinto e prendere il traghetto (5‘ di barca) evitando la cittadina. Opto per la seconda, ma devo aspettare un’ora. Ne approfitto per fare provviste.
Riparto dopo un breve passaggio accanto all’immenso oceano, per poi allontanarmi all’interno e percorrere strade deserte ma allo stesso tempo un po’ anonime paesaggisticamente. Ma va bene così piuttosto del traffico di Porto di ieri.
Pedalo con indifferenza sino a Carriço, dove imbocco la strada Atlantica: una strada con tanto di bellissima pista ciclabile che, tra boschi di sugheri (credo lo siano dalla corteccia tagliata) si inoltra fino all’oceano per poi costeggiarlo. Il primo paese che incontro, una volta al cospetto delle onde, è Pedrogão. Mi fermo qui, un po’ perchè il gps segna 153km e un po’ perchè una tenda vista oceano, non me la lascio proprio sfuggire.

26 giugno: Pedrogao – Ericeira

 

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Km: 141
Km totali: 2913
Mappa e altimetria
Descrizione: Il penultimo atto di #WestCape è andato. Sento un gorgoglio nello stomaco al pensiero di poter arrivare, domani, dove mi ero prefissato. Nella mia visione sognatrice e romantica dell’universo, lì troverò Elisabetta in lacrime (forse qualcuno ha capito dove voglio arrivare).
Ma un attimo, perchè oggi ne è passata di strada sotto le ruote.
Ancora una volta dei nuvoloni grigi si frappongono tra me e il cielo lusitano, mentre muovo le prime pedalate.
L’oceano timidamente si nasconde dietro dune, alberi, colline, per poi sorprendermi ogni volta. E ci riesce benissimo, come quando da bambino tuo padre si nasconde dietro l’angolo della stanza e, anche se lo sai che è lì, ogni volta ci caschi.
E allora ecco S. Pedro Moel, col suo faro a sorvegliare tutto. Poi Nazarè con la sua scogliera a dividere la città in due: ricchi e poveri; mare e montagna. Obidos, incastonato tra le mura e le coltivazioni di pere.
Mi riporto verso l’immenso atlantico superando una serie infinita di colline con le pale eoliche in cima e mulini a vento disseminati qui e là. Ed eccolo di nuovo l’Atlantico, mentre il cielo si rasserena, accompagnarmi sino a Ericeira, dove mi fermo dopo 141km.

27 giugno: Ericeira – Cabo da Roca – Lisbona

 

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Km: 93
Km totali: 3006
Mappa e altimetria
Descrizione: AQUI ONDE A TERRA SE ECABA E O MAR COMECA…
Qui dove la terra finisce e il mare comincia.

Così recita la targa a Cabo da Roca, un minuscolo lembo di terra che si sporge più degli altri verso l’immenso oceano. Punto più occidentale del continente Europeo.
Qui volevo arrivare e qui sono arrivato. Dopo 27 tappe e 3006 km pedalati.
Passando dalle alpi, le gole del Verdon, il Luberon, la Provenza, la Camargue, i Pirenei, il Cammino di Santiago e infine il Portogallo.
Questo era il #WestCape che sognavo, questo è stato il #WestCape che ho percorso.

Il mio andare a ovest era dettato anche da altro: proprio a Cabo da Roca ho ambientato una scena del mio romanzo “Una farfalla a metà“. Elisabetta (la protagonista femminile del libro) non c’era, ma una copia del romanzo è rimasta là. Qualcuno la troverà, o forse si perderà nell’oceano. Chissà.

Da Cabo da Roca in poi, la strada per Lisbona è stata pura amarcord, col sorriso e commozione stampati contemporaneamente in viso.
Tardo pomeriggio per le vie di Lisbona in cerca dell’occorrente per imballare la bici. Non mi resta che inscatolarla, prendere un aereo e tornare, ma se potessi tornerei pian piano, in sella al mio fido cavallo d’acciaio che mi ha scarrozzato in giro per l’Europa per un mese.

Non dovremmo negare che l’essere nomadi ci ha sempre riempiti di gioia. Nella nostra mente viene associato alla fuga da storia, oppressione, legge e noiose coercizioni, alla liberà assoluta, e la strada porta sempre a Ovest“. (Cit.)

29 giugno: Lisbona

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Descrizione: Bici smontata, imballata con borse e tende e stipata nella stiva dell’aereo. Io tra le nuvole, nel vero senso della parola. Guardo fuori, in basso e inevitabilmente ripenso a questo ultimo mese della mia vita. Vorrei essere laggiù ora, in sella e salutare un aereo che solca il celo, come facevo da bambino. Ancora oggi però, quando ne vedo uno, mi chiedo sempre dove sia diretto e se chi c’è su è felice di dove sta andando o tornando.
Mi sento diverso, non migliore o peggiore di quando sono partito, ma diverso. Stufo delle ipocrisie, delle apparenze, delle falsità e delle menzogne.
Grazie a questo viaggio ho capito che tutti gli orpelli che quotidianamente ci circondano e che consideriamo indispensabili, in realtà non lo sono. Ho vissuto senza tv, radio, giornali, un tetto, un letto… Per un mese e… Ho vissuto.
Laggiù non lascio un mese di vita, ma molto di più. E non voglio perdere tutto questo, voglio portarlo con me, dentro di me.
30 giorni per sognare, 3 ore per svegliarsi… Ma forse, ho imparato a sognare.

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