Rando Madonna del Sasso e del Ghisallo

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DISTANZA:
317Km 
DISLIVELLO:
3100m D+
PARTENZA / ARRIVO:
Nerviano (MI)
Percorso formato da due anelli.
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SALITE AFFRONTATE:
– SuperGhisallo (956m)
– Colma di Valpiana (875m)

PolliceSu
– Organizzazione impeccabile
– Traccia migliore, rispetto all’edizione precedente, per raggiungere Como
– Un “grazie” personale per il ristoro vegetariano al traguardo
PolliceGiu
– Il primo controllo (lungo il lago di Como) andrebbe riposizionato in un luogo più agevole (tratto di strada stretta e dalla parte opposta rispetto al senso di marcia)
– La salita che porta alla Colma di Valpiana è al limite della praticabilità e eccessivamente pericolosa. Chiaramente non è causa dell’organizzazione
– La partenza un’ora prima permetterebbe di pedalare meno al buio e trovare meno traffico a Como
VALUTAZIONE COMPLESSIVA
4

Domenica 22 maggio è in calendario la Randonnée Madonna del Sasso e del Ghisallo, giunta ormai alla 6a Edizione. Mentre diversi amici randonneurs sono impegnati nei 1000Km di costa della Sicilia No Stop, Claudia e io ci presentiamo ai nastri di partenza per goderci qualche km sulle rive dei “nostri laghi”. Non proprio la stessa cosa direte voi, ma a volte bisogna fare di necessità virtù, come si usa dire.

Alla partenza siamo accolti dagli amici della Nervianese e, alle 7 in punto, sotto una cappa di afa, prendiamo il via in compagnia di Ruggero, che vuole testare la gamba in vista della TransalpRando, ma che lamenta una mancanza totale di sonno dalla notte prima.

Rispetto alla scorsa edizione, la prima parte del percorso che risale verso Como, è stata ridisegnata con passaggi più comodi e su asfalti meno dissestati.
Il capoluogo lariano è già brulicante di gente e auto, ma lo lasciamo rapidamente alle spalle imboccando la SP583 che costeggia il lago. Questa parte, contraddistinta da qualche strappo, è quasi tutta in ombra e, se in inverno è uno dei tratti più gelidi, in estate è invece molto apprezzato. A Nesso, all’ombra dell’orrido e dopo 55Km, è posto il primo punto di controllo. Purtroppo è posizionato dalla parte opposta rispetto al senso di marcia, in un tratto di strada particolarmente stretto. Uno degli unici nei del percorso.

A Bellagio prendiamo a destra e, nel giro di pochi metri, iniziamo a salire verso la Madonna del Ghisallo. La prima parte è quella con le pendenze più velenose, ma km dopo km, l’asfalto perde mordente. Giunti a Guello si abbandona la strada “classica” che culminerebbe ai 754m del santuario a favore di quella tranquilla e boschiva che porta a Piano Rancio, comunemente ribattezzata SuperGhisallo. L’ascesa si prolunga infatti fino ai 956m, per poi raggiungere “Fausto e Gino” dopo qualche km di discesa. Qui, al Km 82, è posto il secondo controllo e primo ristoro. Il luogo, inutile dirlo, è sempre emozionante per ogni ciclista.
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La discesa verso Erba scorre veloce e sinuosa sotto le ruote, permettendoci di recuperare le energie profuse in salita. Attraversata nuovamente la Brianza, deviamo a destra verso Saronno, per fare ritorno al punto di partenza dopo 144Km. Ripassare dal via è comodo strategicamente e ci permette di recuperare quello che ci serve e mettere qualcosa sotto i denti in un improvvisato pic-nic all’ombra del portellone dell’auto. Ruggero ne ha abbastanza e serenamente ci saluta e si accontenta del primo anello.

Sono le ore più calde quando ci rimettiamo in marcia e, nel giro di 30Km salutiamo la Lombardia e varchiamo il confine Piemontese.
Le colline novaresi ci danno subito il benvenuto e, superata la zona delle Vigne, al Km 183 è posto un nuovo punto di controllo.
Il tracciato collinare ci porta al Santuario di Boca, dove l’eco della messa domenicale ci raggiunge. Dal punto di vista delle benedizioni direi che siamo a posto per un po’.

La breve discesa ci apre le porte della Valsesia che risaliamo per qualche chilometro, fino a prendere a destra verso la Valduggia. Qui ha inizio la salita falsopiano della Cremosina, ma giunti in vista della galleria che segna lo scollinamento, prendiamo a sinistra e prolunghiamo le nostre fatiche fino agli 875m della strada groviera che conduce alla Colma di Valpiana. Il clima è veramente arido e le due fontane che incontriamo lungo l’ascesa sono una benedizione (per restare in tema). Nell’ultimo tratto la strada, o quel che rimane, si inoltra in un ombreggiato bosco che rinfresca le nostre pelli arse dal sole. Quest’ultima parte, come dicevo poco sopra, è al limite della praticabilità, ormai da anni purtroppo, ma per fortuna la affrontiamo in salita.
Ancora qualche saliscendi ed eccoci al Santuario di Madonna del Sasso, dove è posto un nuovo controllo e ristoro. La vista del lago d’Orta dall’alto ripaga di ogni fatica.
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Esaurita la discesa, lambiamo la sponda occidentale del lago d’Orta per poi spostarci verso l’Alto Vergante. Anche qui il tracciato è stato rivisto, togliendo di mezzo gli strappi più sadici e lasciando quelli più umani.
Il sole tristemente si nasconde dietro alle colline e il buio prende il sopravvento, mentre il percorso si riunisce con quello dell’andata nei pressi Oleggio. Solo in quel momento Claudia e io ci rendiamo conto che la partenza, in questa edizione, è stata posticipata di un’ora rispetto all’anno precedente.

La ciclabile del Villoresi ci scorta verso il punto di partenza, che sembra non voler arrivare più, mentre la stanchezza prende a tambureggiare nelle gambe e nello spirito. Gli ultimi chilometri li percorriamo in compagnia di altri randagi, anche loro provati dal caldo e dalla distanza. Sembrerà una banalità, ma psicologicamente trovarti a prendere parte a un 300 e dover percorrere 317Km, fa sembrare quei 17Km un’infinità.

Al traguardo gli amici della Nervianese ci accolgono sorridenti e sfoderano dal nulla due hamburger vegetariani tenuti da parte appositamente per noi. Un gesto per niente scontato che ci emoziona.
L’ora è ormai tarda, non ci resta che ringraziare la compagnia e correre a casa (fortunatamente non in bici), dove ci attende una doccia rigenerante e il meritato riposo.

FOTO: