RandoDerghen

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DISTANZA:
200Km 
DISLIVELLO:
1900m D+
PARTENZA / ARRIVO:
Dergano (MI)
Percorso ad anello con prima e ultima parte comune
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SALITE AFFRONTATE:


DIFFICOLTA’:*
35
TRACCIATO:*
3
PANORAMI:*
35
ORGANIZZAZIONE:*
5

*Valutazioni personali

Il cielo è un dalmata azzurro puntinato di nuvole grigie. Lo scrutiamo dalla finestra, mentre sciogliamo zollette dubbiose nelle tazze fumanti di caffè.

Claudia e io arriviamo a Dergano, periferia nord di Milano,  mentre i primi Randonneurs prendono il via verso la loro avventura. Non abbiamo fretta: ci prepariamo e scarichiamo le bici con calma in un rituale al rallentatore, frenato dalla speranza che la temperatura si alzi un po’.
Niente da fare: così alle 8.15 ci avviamo per ultimi sotto un cielo che sembra volgere al meglio e 3 miseri gradi nell’aria.

Le prime pedalate sono tra le vie ancora assonnate di Milano, costeggiando il parco nord. Forse avremmo anche potuto attraversarlo, evitando i lunghi stradoni e godendoci la pace e la tranquillità delle prime ore della giornata.
Il percorso si dirige spedito verso la Brianza e il passaggio al cospetto della Villa Reale di Monza è una vera chicca, dove decidiamo di fare una breve deviazione per una foto ricordo. Anche qui, forse, si poteva pensare a un passaggio della manifestazione nel Parco di Monza.

Eccoci in piena Brianza, percepibile dal fatto che l’asfalto sotto le ruote è in costante, lieve, sfibrante ascesa. Un paio di saliscendi e raggiungiamo quota 450m in prossimità di Galbiate.
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La discesa verso il lago di Garlate, prosecuzione naturale di quello di Lecco,  è fresca e veloce, mentre l’aria increspa le acque calme e grigie. Al Km51 è posto il primo punto di controllo. Il cielo sopra i nostri caschetti non promette nulla di buono, ma ripartiamo in pochi minuti speranzosi di essere più veloci della pioggia. Sui tornanti che ci riportano in quota verso il castello dell’Innominato di Manzoniana memoria, dal cielo iniziano a cadere le prime gocce d’acqua. Lasciamo alle spalle la strada per la bella salita di Erve, Carenno e la terribile Valcava, ma nelle rare viste che si aprono sulla vallata notiamo goccioloni scendere copiosi. Siamo come topi in trappola: rallentanti dalle rampe velenose che si susseguono sotto le ruote che non ci permettono di fuggire via e con il temporale alle calcagna. 
Ben presto la pioggia battente e gelida ci raggiunge, talmente gelida da tramutarsi in grandine. Non prendiamo minimamente in considerazione l’ipotesi di fermarci, dato che le nuvole che stanno rapidamente arrivando come un esercito barbaro alla conquista, sono decisamente peggiori di quelle sopra le nostre teste.

Superato l’abitato di San Gregorio la strada prende finalmente a scendere verso le valli bergamasche. Grazie alle pendenze favorevoli riusciamo ad avere la meglio sulla pioggia, che si ferma sulle propaggini di confine. 
I tratti che ci fanno passare da Pontida prima e Zingonia poi, sono stradoni piuttosto trafficati, ma non conoscendo le zone non sappiamo quanto e se fossero evitabili. 
Proseguiamo nella nostra avventura di giornata, mentre un fastidioso e pungente vento laterale prende a spirare con forza. Di tanto in tanto l’asfalto si fa umido, bagnato, quasi qualcuno abbia sparso senza cura una manciata di nuvole cariche di pioggia.

Raggiungiamo Spirano, città natale di Gerri Lanzi, randonneur venuto a mancare, al quale è dedicata la manifestazione. Presso il bel centro sportivo PalaSpirà (Km 99) è posto un nuovo punto di controllo e ristoro.  Gli organizzatori sono premurosi e gentili, offrendoci dai biscotti, ai panini, alla focaccia e tanto altro. Rincuorati e rifocillati, rimontiamo in sella per iniziare la risalita verso il lecchese.
Superato l’Adda la strada prende lievemente e quasi impercettibilmente a inerpicarsi verso le colline brianzole che vediamo all’orizzonte e un vento spietato e contrario ci logora l’anima. E’ una vera faticaccia, che ci fa innervosire e stizzire contro nemici immaginari.
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I sadici saliscendi del Parco Regionale di Montevecchia e della Valle Curone, li prendiamo con un sorriso: rendono le nostre gambe roventi, ma almeno ci proteggono dal vento. Paesaggisticamente, complice anche uno sprazzo di sole che si libera nel cielo, è la parte più affascinante della Randonnée.

Il percorso purtroppo si imbatte in un tratto di strada chiusa per lavori che ci costringe a scendere di sella e attraversarlo a piedi per evitare ruspe, gru e macchinari.

A Verzago (Km 164) gli strappi si esauriscono e gli organizzatori ci attendono a braccia aperte per un nuovo controllo e ristoro. Siamo stanchi, ma ormai consci che non ci sono altre difficoltà sul tracciato. Un ultimo piovasco sancisce la fine delle ostilità e, quasi a renderci omaggio, ci si mette anche il vento che tanto ci ha fatto faticare oggi, girandosi a favore nella lunga e veloce planata verso il traguardo.

Sulla carta la RandoDerghen sembrava abbordabile, ma come diciamo sempre: le rando si corrono sulla strada e, complice le condizioni meteo avverse, il percorso è risultato ben più duro del previsto. Tracciato bello e curato, prenderei solo in considerazione l’ipotesi di passare dal Parco Nord e di Monza, che renderebbe la manifestazione ancora più caratteristica e valuterei se fosse possibile evitare i passaggi dagli stradoni trafficati. L’organizzazione coi ristori dei Ciclisti Dergano è stata perfetta, ineccepibile.

FOTO: