Ovada in Randonnée

DISTANZA:
191Km 
DISLIVELLO:
3700m D+
PARTENZA / ARRIVO:
Ovada (AL)
Percorso ad anello.
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SALITE AFFRONTATE:
Passo dell’Alpino – 744m
Capanne di Marcarolo – 835m
Passo del Faiallo – 1059m
Pian Paludo – 890m
Bric Berton – 762m

DIFFICOLTA’:*
4
TRACCIATO:*
35
PANORAMI:*
45
ORGANIZZAZIONE:*
5

*Valutazioni personali

E’ difficile essere obbiettivi quando ti ritrovi a fare il resoconto della manifestazione organizzata dalla società nella quale sei iscritto da anni. E’ complicato perché tocchi con mano l’impegno, la dedizione e la passione che i tuoi compagni di squadra ci mettono per rendere perfetto questo giorno. Però noi vogliamo provarci, cercando di essere il più obbiettivi possibile.

Arriviamo a Ovada sabato pomeriggio, nel bel mezzo degli ultimi preparativi. Claudia affianca Enrico nel raccogliere le ultime iscrizioni, mentre io do una mano a recuperare le transenne che serviranno per delimitare la piazza dove verranno allestite la partenza, l’arrivo e il ristoro finale.

Come per magia domenica mattina è tutto pronto: con il gonfiabile stile Arco di Trionfo e le transenne a tenere i ciclisti al sicuro dal traffico, tra i quali ci siamo anche Claudia e io.
Partiamo poco dopo le 7, sotto un cielo che, contrariamente alle ultime edizioni, pare finalmente sereno e l’aria che ha ancora un vago e appena accennato sapore estivo.
La prima parte del percorso è l’ormai classico “Giro del Dolcetto”: 100Km che Enrico, presidente della Uà Cycling Team, è riuscito a far diventare percorso permanente e che rimane frecciato stabilmente grazie alla posa di cartelli fissi. A differenza delle ultime edizioni però, questa volta l’anello del Dolcetto viene affrontato al contrario. Come per le addizioni e le moltiplicazioni, vale la proprietà commutativa: invertendo i fattori, il risultato non cambia. Infatti, i primi 100Km, sono un autentico spot per il Monferrato: con la strada che spesso e volentieri si inoltra e si perde tra le vigne, mentre il profumo di uva appena vendemmiata ci inebria le narici. Il prezzo da pagare per poter ammirare questi scenari caratteristici è che sotto le ruote di pianura se ne scorge ben poca: è tutto un continuo e nervoso saliscendi tra una collina e l’altra.
Dopo 49Km, presso la Tenuta Montebello, è posto il primo controllo e ristoro. Addentiamo due pezzi di focaccia e ripartiamo di buona lena. 
Al km85 il percorso si divide: a destra per chi vuole completare i 100Km del Dolcetto e trovare conforto all’arrivo, a sinistra per chi vuole proseguire per i 200Km. Chiaramente prendiamo a sinistra ed entriamo quasi immediatamente nella seconda parte di percorso: quella che si spinge verso la Liguria e che sa prepotentemente di mare. 
Da subito ci ritroviamo in salita, lungo i tornanti che portano ai 744m del Passo dell’Alpino, al quale fanno subito seguito le Capanne di Marcarolo (835m), posto paesaggisticamente splendido: un canyon naturale che sembra arrivare direttamente da un parco nazionale dagli Stati Uniti.
Io ero già passato anni fa, mentre per Claudia è la prima volta e si ritrova stupefatta a bocca aperta (forse anche per la mancanza di fiato 😀 ) davanti a tanta magnificenza. 
Finalmente la discesa, che si consuma definitivamente a Campo Ligure, dove imbocchiamo la strada del Turchino. Superiamo l’omonimo passo, la storica galleria e proseguiamo a sinistra verso il Faiallo. Anche qui i panorami non si fanno attendere e, nonostante la foschia all’orizzonte, riusciamo a scorgere il mare. 
La strada che conduce al valico sembra non finire più e, forse anche perché sono le ore più calde della giornata, soffriamo abbastanza. Poco male, perché una manciata di chilometri dopo lo scollinamento, è posto il secondo controllo e ristoro dove Massimiliano e socio sono pronti a rifocillarci a dovere. Il check point è in un punto strategico, non tanto per noi, quanto per lui perché subito dopo essere ripartiti, sotto le nostre ruote si presenta l’ascesa di Pian Paludo (890m) con i suoi terribili 3,5Km sempre sopra il 10% di pendenza. Se il controllo fosse stato posizionato dopo, sicuramente avrebbe fatto incetta di insulti e maledizioni 😀

Finita qui? Neanche per idea! Ad attenderci ci sono ancora il Bric Berton (762m) e due strappetti che, viste tutte le salite che abbiamo affrontato, ci sembrano ormai acqua di rose. Il percorso è veramente tosto e, non a caso, Ovada in Randonnée è catalogata come 200 Extreme. Ormai però di salite non se ne scorgono più, dobbiamo solo lasciarci planare verso il traguardo prestando unicamente attenzione all’asfalto rovinato. Le nostre fatiche trovano conforto nel trancio fumante di pizza e focaccia.

Tra chi ha portato a termine i 100Km e quelli che come noi hanno concluso i 200, c’è spazio anche per le giovani leve della Uà Cycling Team: quelli che fanno ritorno da una gara poco distante e quelli che invece hanno raggiunto il primo controllo in MTB per mangiare pane e salame. Sinceramente, non c’è niente di più appagante che vedere dei bambini sorridere in sella alla loro bicicletta e fare parte di questa piccola, grande famiglia, non può che renderci orgogliosi.

FOTO: