In quanto appassionato di ciclismo professionistico, ogni anno mi concedo il piacere di inseguire i campioni del pedale almeno in una tappa del Giro d’Italia. In questa edizione del Giro l’occasione è ghiotta: l’arrivo a Oropa!
La tappa Agliè – Oropa si corre di sabato, il tempo prevede una bellissima giornata, avrei la possibilità di misurarmi su una delle salite rese mitiche da Marco Pantani… Insomma non trovo motivi per non andarci!
L’ascesa al Santuario di Oropa è entrata di diritto nelle salite leggendarie del ciclismo dopo il 1999, quando fu teatro di una delle imprese più belle scritte da Pirata. Lì per lì non sembrava una tappa in grado di dare grossi scossoni, ma a circa 7 km dalla vetta, saltò la catena di Marco, che perse circa 40″ per permettere l’intervento del meccanico. Davanti non si fecero pregare e cominciarono ad andare a tutta, in particolare Jalabert e la sua Once. Il Pirata, risalito in sella e ripartito, mise in scena una progressione esaltante che gli permise di recuperare e staccare uno a uno tutti gli avversari.
Studio il percorso. Decido di partire presto, raggiungere Magenta in bici (28 km da casa), prendere il treno per Novara, poi quello per Biella e da lì salire al Santuario attraverso i suoi 14 km di salita.
Sono passate da poco le 6 quando esco di casa. In giro c’è un clima surreale. E’ sabato, pocchissime macchine in giro, il sole che sorge lento sulle risaie ricolme d’acqua. Gli aironi si godono immobili i primi raggi mattutini. Pedalo veloce in quell’atmosfera dorata e, attraverso la ciclabile che porta sino a Sesto Calende, raggiungo Magenta in poco più di un’ora.
A Biella arrivo alle 9 e, emozionato e fremente, inizio la mia marcia verso Oropa. Seguo le indicazioni del percorso che farà poi la tappa del Giro. Lungo la strada sono ancora in fase preparativa le decorazioni rosa per il passaggio della corsa, ma a essere già lì, pronti, sono gli striscioni e le scritte in memoria di Marco. Come ho scritto in passato: si può discutere e scrivere tutto, ma credo che la gente abbia già scelto e, se ce ne fosse bisogno, gli omaggi in memoria del Pirata, sono l’ennesima conferma.
La salita nella prima parte è pedalabilissima. Incontro un sacco di ciclisti che, come me si involeranno verso l’arrivo di Oropa sognando di aver staccato tutti e essersi portati a casa la tappa.
Ai 7 km dall’arrivo, indicativamente dopo Favaro, la salita si fa decisamente più impegnativa con delle rampe che arrivano oltre il 10%. Nonostante ciò non fatico eccessivamente perchè è una salita che comunque da respiro, spianando di tanto in tanto e permettendomi di riprendere fiato e gambe. Dai 5 ai 3 km all’arrivo è il tratto più impegnativo, ma anche qui riesco a gestirmi bene, senza andare in grossa difficoltà. La strada è già chiusa al traffico veicolare e questo rende tutto estremamente piacevole. Le uniche auto che si incontrano sono quelle delle persone che lavorano al Giro. A 2Km dall’arrivo la strada, ombreggiata all’interno del bosco, spiana decisamente. Riprende a salire a poco più di 1Km dall’arrivo, ma di certo non si molla a quel punto. L’arrivo ad Oropa con la strada già transennata, il traguardo e il Santuario sullo sfondo è davvero da cartolina.
Mi fermo sorridente e, nonostante il sole e la salita non estrema, il freddo e la fatica si fanno sentire. Mi cambio e mi rifocillo, prima di concedermi una sonora pennica sul prato che costeggia gli ultimi 300m. Di tanto in tanto apro un occhio e seguo la tappa sul maxischermo, cercando di scorgere Ivan Basso, il mio idolo che spero vinca e di incontrare.
La carovana in festa, che precede i ciclisti di circa un’ora, mi sveglia definitivamente con il suo buonumore e il lancio di gadgets. Una bottiglia d’acqua, un caffè, una cicca, una banana sono il mio botttino. Finisco tutto in pochi istanti.
Arrivano i ciclisti e il pubblico, numerossissimo, si infiamma. Enrico Battaglin vince con un recupero capolavoro che coglie Cataldo e Pantano di sorpresa. Nel gruppo maglia rosa Pozzovivo fa il diavolo a quattro e alla fine rimane solo con Quintana. Basso vive una giornata no e si classifica 34° a poco meno di 1′ dalla maglia rosa Uran. Ci sono comunque applausi per tutti, anche per il gruppo dei velocisti che arrivano quando inizio a prepararmi per la discesa.
La discesa è un groviglio festoso di bici, ammiraglie e pedoni. Bellissima dal punto di vista della giornata, ma inquietante per me che non amo le discese. Mi sorpassano a velocità tripla un gruppetto di Cannondale… Forse tra loro c’è Ivan, ma penso che probabilmente non sarà di buon umore, così guardo quei puntini verdi sparire davanti a me.
Rientro a Magenta in treno, in compagnia di un ragazzo anche lui a Oropa per il giro. Parliamo della giornata, dei nostri giri, delle salite e in men che non si dica mi ritrovo a dover scendere. Sono ormai le 20.30 e la stanchezza comincia a farsi sentire. Il cielo, già rossastro si spegne nelle risaie da dove era sorto poche ore prima. Gli aironi, come me, si godono lo stupendo tramonto.