Rando Selvaggia

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DISTANZA:
195Km 
DISLIVELLO:
1800m D+
PARTENZA / ARRIVO:
Busto Garolfo (MI)
Percorso ad anello con tratti in comune nella prima e ultima parte.
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SALITE AFFRONTATE:
– Colle Cremosina (553m)
– Coiromonte (845m)

DIFFICOLTA’:*
25
TRACCIATO:*
3

PANORAMI:*
35
ORGANIZZAZIONE:*
4

*Valutazioni personali

Ci sono Randonnée che, anche se somigliano ad altre, hanno comunque un sapore particolare, suscitano emozioni che palpitano nello stomaco per i ricordi che ci legano ad esse. La Rando Selvaggia per me e Claudia è tutto questo e ritrovarci a percorrerla dopo 4 anni, è come pedalare spensieratamente su una strada sospesa tra passato, presente e futuro. I luoghi sono gli stessi, noi anche e tutto è ancora terribilmente vivo.

La partenza, come 4 anni fa, è fissata al Velodromo di Busto Garolfo: su quel cemento che sa prepotentemente di fatica, di velocità, di imprese, di Roubaix. Entrarvi è ogni volta un’emozione perché se solo si chiudono gli occhi si può sognare di essere all’arrivo dell’Inferno del nord tra la folla festante, o al Vigorelli di Milano con Fausto Coppi che stabilisce il record dell’ora.
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Salutiamo i compagni di squadra della Uà Cycling Team, che finalmente troviamo con piacere ai nastri di partenza e, qualche minuto prima delle 8, agganciamo lo scarpino al pedale e partiamo verso una nuova avventura. Usciti dalla pista il percorso prende deciso verso ovest e, nel giro di 25Km, salutiamo la Lombardia e varchiamo il confine Piemontese dal ponte di Oleggio.
L’aria è frizzante, ancora umida dopo la pioggia del giorno prima, ma il sole sembra pian piano avere la meglio.

Ben presto si formano gruppi e gruppetti e noi ci troviamo a procedere in piacevole compagnia degli amici Rosanna e Franco, reduci dal Passolentour del giorno prima.
Il tracciato prosegue senza difficoltà fino in Valsesia dove, ai piedi del Monte Fenera, inizia la prima asperità di giornata che ci porta ai 553m del Colle della Cremosina. Salita che non presenta difficoltà, se non per le condizioni climatiche che si trovano in Valduggia: spesso cupa e fredda. Anche questa volta non ci delude: il sole si nasconde dietro un sipario grigio e l’aria si fa tagliente.
Superata la galleria che segna la fine delle fatiche, come per magia torna il sereno.

Sono ormai trascorsi 87Km, quando raggiungiamo le sponde del lago d’Orta che oggi offre scorci da cartolina, complice un cielo blu di Persia e finalmente sgombro da nuvole.
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A Orta San Giulio salutiamo le acque zaffiro del lago, innestiamo la moltiplica piccola e prendiamo a salire verso la seconda fatica di giornata. Fino ad Armeno l’asfalto presenta diverse rampe velenose. Superato l’abitato e un tratto in falsopiano, si guadagna decisamente quota con due drittoni che tagliano i pascoli verdi. La strada prosegue poi più agevole nell’ombreggiato bosco con pendenze più clementi e un andirivieni di tornanti che ci portano in vetta a quota 845m.
Fortunatamente gli organizzatori ci risparmiano il sadico tratto panoramico, facendoci passare tra i viottoli del paese, dove incontriamo la famosa fontana.

La breve discesa ci porta in Valle Selvaggia, che da il nome alla manifestazione e, dopo un nuovo tratto di salita e 108Km, raggiungiamo il primo controllo e ristoro di Gignese. Dei nuvoloni grigi aleggiano sopra i nostri caschetti così, per scongiurare la pioggia, siamo pronti a ripartire nel giro di una crostatina.
Raggiungiamo rapidamente l’Alto Vergante, dove di tanto in tanto il lago Maggiore fa capolino sulla nostra sinistra. Superiamo i tornanti di Montrigiasco, un altro paio di rampe rognose e siamo pronti a lasciarci trasportare nuovamente verso la pianura.

A Suno (Km145) è posto il secondo e ultimo punto di controllo e ristoro. Non resta che dirigerci verso le Vigne, dove ci attendono gli ultimi sussulti dell’asfalto. 
Rientriamo in Lombardia nuovamente dal ponte di Oleggio, ma anziché seguire il tragitto dell’andata, il percorso è più arzigogolato, dilungandosi in ameni giri pindarici.
Negli ultimi chilometri la traccia pecca di precisione e si tramuta in una linea dritta che non segue più la sede stradale. Fortunatamente il percorso è frecciato alla perfezione e, senza particolari difficoltà, raggiungiamo il traguardo che non è più posto al Velodromo, ma presso il Centro Alpini poco distante.

Veniamo accolti splendidamente dagli organizzatori che si prendono cura di noi con pasta, dolce e frutta. Le ore e i chilometri sono volati via quasi senza accorgercene, tra pedali, rumore di vento tra i raggi, piacevoli scorci e ricordi indelebili.

FOTO: