Edelweiss

DISTANZA:
420Km
DISLIVELLO:
3800m D+
PARTENZA / ARRIVO:
Faedo (TN)
Percorso ad anello.
Vedi mappa percorso
SALITE AFFRONTATE:
Passo Cimabanche – 1530m

DIFFICOLTA’:*
4
PANORAMI:*
45
ORGANIZZAZIONE:*
1
 

*Valutazioni personali

L’ANTEFATTO VRV

In un anno disgraziato come il 2020, la quasi totalità degli eventi è stata annullata o rinviata al 2021. Amara sorte che è toccata purtroppo anche alla Verona – Resia – Verona (VRV), brevetto da 600Km al quale Claudia e io eravamo iscritti. La manifestazione è stata rinviata al 2021, causa di forza maggiore, mantenendo valide le iscrizioni già versate.
Stante la situazione ancora incerta nei primi mesi del nuovo anno, viene annullata anche l’edizione 2021. Decisione che comprendo, dato che alcuni servizi previsti come il dormitorio sarebbero stati difficili da gestire mantenendo il distanziamento sociale. A questo punto vengono proposte 3 strade:
1) Lasciare i 35€ dell’iscrizione all’ente organizzativo per future manifestazioni
2) Chiedere il rimborso della quota
3) Convertire l’iscrizione alla VRV sulla Edelweiss, brevetto da 400Km che viene anticipato al 29 maggio e che, non prevedendo la necessità di allestire un dormitorio, può essere svolto senza problemi.

Ci sono diversi ‘però’.
Nel caso 2) la quota che viene rimborsata non sarà di 35€, ma di 25€, per via di spese sostenute dall’organizzazione non ben definite. Mi rendo conto delle difficoltà che questo annoso periodo ha portato, ma le criticità ci sono state per tutti, ognuno di noi si è trovato in affanno col proprio impiego / attività. Perché, a un anno di distanza, uno deve rimetterci 10€ dopo che ha dato il suo assenso a lasciare “depositata” l’iscrizione dal 2020 al 2021? Personalmente avrei preferito un po’ più di trasparenza a riguardo e, magari, a spiegazioni chiare, avrei compreso le ragioni. Non critico, avrei solo voluto capire meglio perché a fronte di una quota versata un anno prima per una manifestazione, me ne vengono rimborsati i 2/3 se la manifestazione non ha luogo.

Anche il caso 3) non è esente da perplessità, nel senso che l’iscrizione alla Edelweiss costerebbe 25€, ma convertendo l’iscrizione della VRV, vengono trattenuti i 35€ a fronte di servizi (dormitorio e bagdrop) che nella Edelweiss non ci sono in quanto non necessari.

Ci sarebbe poi la questione maglietta dell’evento, compresa nella quota d’iscrizione alla VRV 2020, della quale non si hanno notizie.

Valutato il tutto con titubanza, alla fine Claudia, impossibilitata a partecipare alla Edelweiss per questioni lavorative, opta per chiedere il rimborso e recuperare almeno 25€ dei 35€ versati. Io invece decido di convertire l’iscrizione, con buona pace della differenza di prezzo e prendere parte al 400.

VERSO FAEDO

Venerdì 28 maggio, dopo aver raggiunto Milano in bici, un treno mi porta distrattamente a Verona e un secondo a Mezzolombardo, a pochi km dal via. Mentre guardo lo sfondo scorrere oltre il finestrino, studio col cellulare gli ultimi dettagli e mi accorgo che, in tarda mattinata, la traccia del percorso è stata modificata. Provo a pensare a un modo per riuscire a trasferire sul mio dispositivo il percorso corretto, ma, nel primo pomeriggio, la traccia viene nuovamente modificata per evitare dei lavori che si trovano lungo la rotta, unitamente alla modifica del checkpoint di Villabassa e all’invio del documento per circolare fuori orario, che non avrò la possibilità di stampare e compilare visto che sono già in viaggio. Cerco almeno di scaricare il roadbook, da utilizzare nel caso in cui la mia traccia (a questo punto vecchia) non corrisponda, ma mi accorgo che non è stato proprio redatto.
Con buona pace, mi ritiro nella stanza d’albergo e mi lascio andare a un sonno profondo, convinto che, in qualche modo, me la caverò. Conosco un minimo la zona, essendoci passato già diverse volte con altre randonnée e viaggi.

EDELWEISS

Apro gli occhi mentre la giornata si accende sotto un cielo incerto. Non fa freddo, ma le nuvole sembrano indecise. Non sono ancora le 6 quando salto sulla bici e mi dirigo alla partenza, posta al Bicigrill di Faedo, che raggiungo in pochi minuti. Mi fa molto piacere poter salutare Loretta, che accoglie tutti con il suo immancabile sorriso, mentre incrocio Giorgio solo di sfuggita pochi istanti prima di partire. Fortuna vuole però che sia disponibile il suo pc per scaricare la traccia aggiornata. Non ci sono più dubbi ora, posso partire!

I primi 20Km si snodano sulla bella e sinuosa ciclabile dell’Adige, con viste bucoliche su vigneti e montagne. Si prende poi a sinistra e si inizia a salire dolcemente prima, in modo più impegnativo poi, fino a raggiungere il lago di Caldaro, dove il cielo si riflette vanitoso. Una veloce e piacevole discesa tra i boschi mi accompagna fino alle porte di Bolzano, che si accarezza appena e si lascia alle spalle senza mai interferire col traffico motorizzato. 

A Bressanone (Km 87) è posto il primo punto di controllo, poco prima di imboccare la Val Pusteria e dare seguito a una lenta, infinita, eterna, ascesa. Nel mentre, sotto le ruote, asfalto e terra battuta si alternano con regolarità, ma senza creare problemi. Sopra le ruote invece, i prati brillanti in fiore sono uno spettacolo, ma l’orizzonte prova a guastare quel clima idilliaco con nuvoloni grigi carichi di pioggia.
Un lungo tratto al 15% segna un momentaneo armistizio con la salita, lasciando spazio a pendenze favorevoli. Sono quasi in vista del secondo checkpoint, quando mi trovo al cospetto di una svolta a sinistra. Un cartello però dice che la strada è interrotta per lavori. Che fare? Penso che se la traccia è stata aggiornata per dei lavori, evidentemente sono questi e se porta comunque a sinistra è perché in bici ci si passa. Purtroppo mi sbaglio. Mi ritrovo in un cantiere  con sterrato pesante, dove, in un tratto, devo scendere di sella e proseguire a piedi con bici a mano. Il controllo di Villabassa (Km 156) mi attende poco dopo. Chiedo agli altri randagi che incontro se anche loro siano passati da quel tratto impraticabile, ma chi dice di aver imboccato ben prima la statale sottostante, chi dice di aver incontrato qualcuno che gli sconsigliasse il passaggio, chi invece si è imbattuto nella mia stessa, spiacevole, sorte.

La minaccia principale è ora però il meteo, perché il grigiume che avvolge le vette, non lascia spazio a dubbi. Interviene in nostro soccorso un signore presente al bar checkpoint. E’ una sorta di sciamano di montagna, con l’accento marcatamente tedesco e un numero indecifrato ti spritz in corpo:

Non pioverà, anzi, dal passo a Cortina troverete il sole: vi proteggeranno le montagne“.

Confortati e increduli alla spicciolata ci avviamo vero il passo Cimabanche (1530m), punto più alto del tracciato. L’ascesa al valico è una salita facile e pedalabile, che si arrampica dolcemente per una 15ina di chilometri. Arrivato in solitudine al cartello, noto con stupore che il saggio del bar, nonostante i fumi dell’alcol, aveva proprio ragione: il cielo lentamente si apre, lasciando filtrare macchie di azzurro intenso e qualche raggio di sole.

La strada che porta a Cortina è bella e veloce. Ho percorso ormai 195Km e ne approfitto per fare scorta di biscotti presso una pasticceria. Assaggiato il primo, scopro che sono una specie di droga, che danno dipendenza e mi rammarico di non averne saccheggiati di più!
La pista ciclabile costruita sulla vecchia ferrovia dismessa, mi accompagna fino a Pieve di Cadore (Km223), dove imbocco la vecchia strada dell’Alemagna.  In prossimità di Longarone, all’ombra della nefasta diga del Vajont, ecco una nuova deviazione, ma anche questa volta il percorso porta a una strada chiusa e transennata. Noto dalle barriere spostate, segno evidente che qualche avventuriero è già passato di qui, così faccio lo stesso. Lascio agevolmente alle spalle un tratto franato, prima di superare le transenne dal lato opposto e raggiungere il terzo punto di controllo, quello di Ponte Nelle Alpi (Km 260). 

Riesco a sentire Claudia, che ha la capacità di infondermi nuove energie naturalmente. Prima di partire sento anche due cari amici: Elena e Dario che hanno la casa a Trichiana, paese dove è previsto il passaggio (Km 283) e che, caso vuole, per il week end saranno qui. Quale occasione migliore per fermarmi a salutarli? 
Scusate il francesismo, ma in una giornata complicata, questa è un’autentica botta di culo perché proprio quando arrivo in paese, comincia a piovere copiosamente. In effetti lo sciamano alcolizzato aveva detto “fino a Cortina” pensandoci bene. Visto il meteo avverso e l’ora, perché non approfittarne per mangiare una pizza insieme? 


E’ semplicemente assurdo perché non ci vediamo praticamente da un anno a casa e riusciamo a cenare insieme, improvvisandolo, a 300Km di distanza mentre oltre il vetro si scatena il temporale.
Mi fermerei volentieri con loro, abbiamo un sacco di cose da raccontarci, ma rischierei solo di addormentarmi (non perché siano noiosi 😀 ma per la stanchezza) e di non concludere la prova in tempo.

Riparto alle 21.30. Fuori è ormai buio, il cielo ha smesso di versare le sue lacrime, ma l’asfalto è ancora viscido.
La strada procede scura e misteriosa fino a Feltre (Km 306) e, scendendo poi dalle scalette di Primolano, mi ritrovo in Valsugana, dove si imbocca l’omonima ciclabile.
Al Km 352 è posto un nuovo checkpoint, ma essendo in orario di coprifuoco è lasciato a sé stesso. Niente timbro sulla carta di viaggio quindi per attestare il passaggio. L’unica soluzione è farsi una foto con cellulare, mentre mi chiedo perché non sia stata adottata la modalità random, studiata appositamente per questi casi e che avrebbe permesso di monitorare i passaggi dei partecipanti.
Dopo 350Km di solitudine, mi accodo a Maurizio, René e un terzo randagio del quale non ricordo il nome. Procediamo insieme nella notte, ma, a Borgo Valsugana (Km 355) a darci problemi è nuovamente la traccia che smette di segnalare le svolte. Inizialmente penso sia un problema del mio Garmin, ma presto mi rendo conto che anche per i 3 compagni di rando è la stessa cosa, nonostante in 4 abbiamo 3 tracce diverse per via degli aggiornamenti pubblicati mezza giornata prima. Ritrovarsi di notte, senza il navigatore che ti segnala le svolte non è la cosa più comoda, anche perché sei costretto a tenere un occhio fisso sulla traccia, senza perdere di vista la strada che si snoda davanti alla tua ruota. Sbagliamo direzione non so quante volte, finché non attivo la retroilluminazione costante del Garmin che semplifica le cose. Superiamo il lago di Caldonazzo e prendiamo a salire verso l’ultima fatica di questa nottata, mentre nell’aria umida ci sono 9 miseri gradi. Vuoi per la stanchezza, il sonno o il buio, i chilometri ora sembrano non passare più. Forse è una questione più mentale: a 400Km pensi di aver finito, invece ce ne sono ancora 20!
Scendiamo veloci verso una Trento deserta e assopita, ritrovandoci nuovamente sulla ciclabile dell’Adige, che ci scorta fino al traguardo. Sono passate quasi 24 ore e in mezzo è successo un po’ di tutto. Giungo all’arrivo poco prima delle 5, giusto il tempo di fare fagotto, risalire in sella e volare in stazione, dove alle 5.20 mi attende il primo treno di giornata. Fatico a tenere gli occhi aperti e a realizzare di aver portato a termine anche questa avventura. Vivo emozioni contrastanti, forse con un po’ di amaro in bocca, per quello che poteva essere, che mi aspettavo e che non è stato.

CONCLUSIONI

So che questo scritto può sembrare polemico e critico. Non lo è, non nelle mie intenzioni almeno. Ci tengo a precisare qualche concetto. Ho partecipato a diversi brevetti organizzati da Giorgio e mi sono trovato benissimo. Ho sempre trovato i percorsi studiati nei minimi dettagli, artistici e sorprendenti.  Ho massima stima sia di Giorgio che di Loretta e, se ne avrò la possibilità, sarò ben contento di prendere parte ad altre avventure proposte da loro. Proprio però perché li stimo, credo sia giusto sottolineare se qualcosa non ha funzionato. Penso che di persone ipocrite che ti battono una pacca sulla spalla e ti dicono “Complimenti, bellissimo” e poi appena ti giri dicono peste e corna, ce ne siano abbastanza. Io non sono questo. Forse sarò scomodo, forse sarò irritante, ma penso sia giusto dire come, personalmente, l’ho vissuta. Più come spunto o stimolo a mettere in discussione determinate scelte, che come critica. Poi se invece interessa solo sentirsi dire, in modo sincero o bugiardo, che “E’ tutto perfetto e bellissimo“, allora lascio spazio ai teatranti.

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