Venerdì: Fittanze

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E’ una settimana di quelle che non passano più. Di quelle nelle quali mi ritrovo a pedalare sotto un cielo grigio e opprimente, senza sole. Spesso e volentieri vengo raggiunto da temporali improvvisi che mi fanno arrivare a lavoro o a casa, a seconda che sia mattina o sera, fradicio. Imperterrito vado avanti, pedalata dopo pedalata, nella pioggia, nel vento, nell’indefinito orizzonte opaco che si chiude davanti agli occhi.
Anche l’umore inevitabilmente ne risente perchè a volte, quando mi ritrovo in sella sotto l’acqua, ho l’impressione che la pioggia non mi scivoli sulla pelle, ma che mi cada dentro, annegando l’anima.

Scruto i siti meteo e in quel pagliaio di nuvole e gocce, fa eccezione solo venerdì, sul il quale splende perentorio un sole senza nubi. Ho bisogno di staccare, di andare, di isolarmi, di fuggire per raggiungermi. Il destino vuole che mi avanzi un giorno di ferie non usato (proprio a causa del maltempo).

Entusiasta come uno studente all’inizio delle vacanze estive, saluto Milano dal finestrino del treno e in men che non si dica sono a Peschiera. Mi avvio sotto un cielo sereno e un’aria frizzante, dal retrogusto di pioggia dei giorni scorsi, che soffia instancabile. Lascio alle spalle Lazise, il lago di Garda, i primi saliscendi e giungo a Rivoli Veronese, dove raggiungo la ciclabile dell’Adige e prendo verso nord. Nel rispetto della legge di Murphy dei ciclisti, l’incessante vento spira ovviamente da nord a sud. Mi aspettano 30km di fondovalle controcorrente e, seppur il panorama circostante distragga piacevolmente, la fatica nell’incedere si fa sentire.

Ho percorso ormai più di 50km quando arrivo a Pilicante. Senza accorgermene ho oltrepassato il confine Veneto a favore del Trentino. Lascio la ciclabile, inverto il senso di marcia, oltrepasso l’Adige e torno indietro sino a Sdruzzinà dove, abbandonata la SS12 e preso a sinistra la SP211, inizia immediata la salita.

La strada si innalza subito decisa verso il cielo. Supero diversi cartelli che segnalano la pendenza al 20%! La sento tutta: nel respiro, nelle gambe che proprio non girano, ma non mi importa perché ho solo voglia di pedalare. A ogni tornante riprendo fiato e mi godo una vista sulla valle sempre più lontana. Il verde dei prati e l’azzurro del cielo fanno a gara per prendersi la scena. Passata una brevissima galleria scavata nella roccia e un breve tratto piano, ha inizio forse il tratto più tosto e in 3km mi ritrovo dagli 800m di altitudine, ai 1150! Dopo 10km di salita e fuoriuscito dal fitto bosco, il tratto più impervio ha fine. Restano 4km decisamente più agevoli scolpiti nei pascoli, anche se la stanchezza li fa forse apparire più duri di quel che sono. Arrivo al Passo delle Fittanze (1399m) con un sole messo all’angolo da qualche nuvolone nero e dal vento.
Mi sarei guadagnato una bella discesa, invece la strada chiusa per Erbezzo a causa di una frana, mi obbliga a una deviazione. Ho due possibilità: o tornare da dove sono salito e prendere il bivio a sinistra per Fosse o prendere la deviazione per Erbezzo. Chiedo lumi a un signore del posto. La prima soluzione è più corta ma con salita più dura, la seconda più lunga ma la salita è più agevole. Così mi dice. Opto per la seconda, che si traduce in altri 3km di facile ascesa.

Finalmente la discesa, che scorre via veloce sotto le ruote. L’inaspettato incontro con una mandria di mucche mi obbliga a fermarmi. Ne approfitto per guardare la cartina e optare per puntare verso Verona, anziché tornare a Peschiera.
Raggiungo il capoluogo scaligero dopo 117km, dove mi attende un compassato treno pronto per riportarmi a casa. Guardo fuori dal finestrino, ma senza accorgermene mi addormento. Mi sveglio dopo qualche fermata, altri ciclisti si sono materializzati sui sedili accanto, marito e moglie credo.

Che giorno è oggi?
Venerdì
Allora stasera pesce…

Io, venerdì, Fittanze.

Percorso
Altimetria