Genova – Moneglia (GE)

Distanza: 94 Km

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Incubo

Questa mattina l’aria è davvero pungente e il cielo non sembra promettere nulla di buono. Ha piovuto stanotte, per oltre un’ora.

Smonto la tenda, carico la bici e sono pronto a partire, ma la mia partenza viene rimandata di circa mezz’ora da una pioggia fine e insistente.
Spiovuto, il cielo sembra aprirsi e a fatica un sole pallido sembra farsi breccia tra le nubi. Parto.
Tappa3_2Lasciarsi Genova alle spalle è un vero incubo: il traffico e vorticoso e più volte mi ritrovo su strade poco indicate per le biciclette.
Quando vedo la passeggiata lungomare mi rilasso e me la godo appieno, cogliendo finalmente l’occasione per fare qualche foto a un mare piuttosto agitato, mentre il cielo va via via schiarendo.

Salutata Genova, il mio percorso prosegue sereno tra saliscendi più o meno impegnativi che trovo lungo la statale Aurelia. Fortunatamente oggi non è molto trafficata e la percorro senza patemi.
Passo paesi come Bogliasco, Sori, Recco e in alcuni punti la vista è davvero mozzafiato.
Tappa3_3A Recco decido di fermarmi per pranzo. Non ho fatto molta strada in quanto lasciare Genova mi ha portato via oltre un’ora. Si sa: Recco è la culla della focaccia, così decido di concedermi questo piacere, anche se so che probabilmente me ne pentirò nel pomeriggio.
Riparto sotto un sole sempre più caldo attraversando Camogli, Rapallo, Zoagli, Chiavari, Sestri Levante e altri paesi. Di pianure se ne vede ben poca: sono continue salite e discese praticamente fino a Sestri.

Moneglia e le sue gallerie

Tappa3_4Raggiungo Moneglia verso le 16. Soddisfatto e contento, un po’ stanco, ma contento. Mi rilasso pensando che ormai quello che mi rimane da fare è trovare una sistemazione per la notte.
Scopro che per raggiungere Moneglia bisogna attraversare una serie di 5 gallerie con un unico senso di marcia. Le gallerie sono temporizzate da un semaforo che scandisce il senso di marcia, prima per chi entra a Moneglia, poi per chi ne esce. Non trovo controindicazioni e così, appena scatta il semaforo verde, comincio la mia disavventura.
Le prime due gallerie sono abbastanza brevi e le supero senza alcuna difficoltà. Incurante e concentrato sulla strada, imbocco la terza galleria. Misura oltre un chilometro e a metà comincio a sentire nello stomaco una sorta di agitazione. Penso che i semafori sono temporizzati sulle macchine, non sulle bici. Alle mie spalle non si vedono più auto sopraggiungere e temo da un istante all’altro, di vedere le auto arrivare nel senso inverso su di una strada a una sola corsia. Pedalo sempre più forte fino a fuoriuscire dalla galleria prima dell’arrivo delle auto. Mi fermo e respiro. Riprendo fiato. Mi avvicino alla galleria successiva, la quarta e penultima, e scopro che è lunga oltre due chilometri. Impossibile attraversarla in bici. Noto che fuori dalla galleria c’è un cartello che vieta l’ingresso alle biciclette. Mi rendo conto che probabilmente quel cartello c’era anche all’imbocco della terza galleria, ma che non ho visto. O forse c’era anche alla prima. Sono bloccato: da una parte una galleria di oltre un chilometro, dall’altra una di oltre due. Di fronte il mare, alle spalle la montagna. Cosa fare? Rifletto e alla fine opto per girare la bici e, allo scattare del verde in senso opposto, ripercorrere la galleria da oltre un chilometro e le due successive. Fortunatamente va tutto bene e io mi ritrovo al “punto di partenza”. Per curiosità verifico e scopro che all’imbocco della terza galleria c’è anche lì il divieto per le bici, ma non c’è all’imbocco della prima.
Consulto lo stradario e mi rendo conto che per raggiungere Moneglia con una strada alternativa, devo tornare sulla statale Aurelia, andare avanti qualche chilometro e imboccare una strada successiva sulla destra.
Quello che non c’era sul mio stradario erano le altitudini. La strada che mi trovo a percorrere è per lo più in salita. La fatica inizia a farsi sentire, ma alla fine riesco a imboccare la discesa per Moneglia. 6,5 chilometri di discesa lanciata. Raggiungo Moneglia alle 18, dopo aver allungato la strada di circa 25/30 chilometri, rispetto a quanto avevo previsto alla partenza. Sono esausto.
Il tempo non mi aiuta: il vento soffia sempre più forte e le onde che si infrangono sugli scogli bagnano le pareti dei bar e dei bagni lungomare. Mi sistemo in un campeggio. Il titolare mi rassicura dicendo che se stanotte non piove, domani arriverà l’estate.
Dopo una cena veloce, mi corico sul materassino e mi addormento senza la forza di pensare a quello che mi aspetterà domani.