Finestre su ferragosto

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Un’idea nata ancora in primavera, dopo una serata all’Upcycle di Milano:
Ad agosto mi piacerebbe fare un giro di 4 o 5 giorni partendo dal Colle delle Finestre e facendo l’Assietta
Magari sul Colle delle Finestre ti potrei accompagnare… Non l’ho mai fatto

Così quando ricevo il messaggio di Matteo, pochi giorni prima di ferragosto, mi tornano in mente quelle fugaci, ma indimenticate parole.

La sveglia suona alle 4, alle 5.15 sono in stazione a Magenta, alle 5.40 sul treno che mi porta a Torino. Ad attendermi Matteo, pronto con la sua gravel e le borse da bikepacking. Io invece mi affido alla Fuji da viaggio: robusta e resistente, ruote da 32, equipaggiata con la sola borsa anteriore. Prima di salire in sella c’è però un altro treno da prendere, straripante di ciclisti, che ci porta a Bussoleno.
Finalmente si pedala! In pochi minuti raggiungiamo Susa, facciamo una sorta di inversione a U per oltrepassare la Dora Riparia e puntiamo in direzione Meana. La strada prende a salire subito decisa con punte che arrivano al 13 / 15%.

150818_4Entrati nel bosco, completamente in ombra, la salita si attesta costantemente al 9% (9,2% la pendenza media dell’intera ascesa) in un entusiasmante andirivieni di tornanti (più di 30 in tutto). I primi km li percorriamo insieme, poi pian piano trovo il mio ritmo, Matteo il suo e ci perdiamo di vista, ma siamo d’accordo di aspettarci eventualmente al passo. I primi 11km scorrono via così, facendo il pendolo tra un tornante e l’altro, ne mancano 8, che cominciano in corrispondenza di una casa e una fontana, ma non sono quelli a segnare l’ascesa, bensì il fatto che l’asfalto si esaurisca e cominci il mitico tratto di strada bianca, teatro di innumerevoli imprese al Giro d’Italia, non ultima quella di Froome all’ultimo giro, con un attacco impressionante nel tratto sterrato e una fuga solitaria d’altri tempi di oltre 80km!

L’emozione è tanta nel percorrere quella strada proveniente dal passato, selvaggia, indomabile, che si snoda come un gomitolo di filo bianco caduto su un pavimento verde.
Da subito ho la netta sensazione che quell’ascesa mi rimarrà scolpita nell’anima e non mi sbaglio, perché con quel colle: polveroso, ostile, crudo, c’è subito sintonia. Quella sensazione inspiegabile che quando qualcuno ti chiede “Ma qual è il tuo passo preferito?” Tu non sai rispondere perché non riesci a sceglierne uno, ma sicuramente lui finisce tra quei 4 o 5 che ti balzano subito alla memoria.
Il bosco intanto si sfalda, si arrende, si fa rado, fino a sparire. Quello che rimane è la strada bianca, disegnata come in un dipinto, che risale prati e pascoli verdi. In cima: il forte, a dominare il punto d’arrivo, che sembra tanto vicino, ma che invece è terribilmente lontano. Già perché da quando lo vedi, ci sono ancora almeno 5 km di polvere, fatica e sudore.
Ma non mi spavento, vado avanti, pedalata dopo pedalata. I tratti di rettilineo si percorrono facilmente, evitando le zone sassose, le buche e prendendo le strisce di terra battuta. Più problematici sono i tornanti, dove per via dei passaggi di auto e moto, si accumulano terra e pietre. Presto attenzione, prendendoli con la dovuta calma, per poi rilanciare l’andatura. Purtroppo, nel tratto sterrato, con mia immenso rammarico, è impossibile alzarsi sui pedali, cosa che faccio spesso in salita. Mi adeguo e rimango pazientemente seduto, come un alunno esuberante messo in castigo.
Il forte è sempre più vicino e finalmente riesco a intuire i tornanti che mancano al passo. L’ultima rampa è un drittone polveroso terribile, ma ormai ci sono e allora stringo i denti e arrivo in cima, a quota 2178m. Guardo la strada percorsa, scolpita lungo la vallata, e il panorama che si staglia davanti ai miei occhi increduli. Come è possibile non emozionarsi di fronte a questo paradiso?

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Matteo arriva provato dopo diversi minuti, ma anche lui soddisfatto di sé e affascinato dall’ambiente che ci circonda. Percorriamo un pezzo di gelida discesa in ombra insieme per poi dividerci: lui proseguirà infatti la sua avventura verso l’Assietta, mentre io scenderò dal versante asfaltato per congiungermi con la strada che porta al Passo del Sestriere. Scendo fino a quota 1400m e, giunto a Pourrieres, prendo a destra ricominciando a salire. Dal paese al colle, sono 16km, ma i primi sono pedalabilissimi. Un po’ più impegnativi da Traverses in poi, ma le pendenze non sono mai proibitive. Oltrepasso nuovamente i 2000m d’altitudine, raggiungendo i 2035m dello scollinamento al passo.

La discesa verso Cesana Torinese è bella e sinuosa, l’asfalto perfetto. La strada si mantiene con pendenze leggermente favorevoli fino a Oulx, ma un forte vento contrario mi obbliga a spingere sui pedali e faticare oltremisura. Presa a destra la SS24 per Susa, le folate si fanno meno insistenti e leggermente laterali. La strada rimane per buona parte con pendenze favorevoli, ma non mancano i tratti in falsopiano e salita. Niente di proibitivo comunque. Raggiungo così nuovamente Susa e da lì Bussoleno, dove tutto era iniziato questa mattina. Ora è pomeriggio inoltrato, sono passati sotto le ruote 108 km, 2500m di dislivello e una miriade di indescrivibili emozioni impolverate.

Altimetria Colle Finestre
Altimetria Sestiere (da Pourrieres in poi)
Il mio percorso

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